Emmanuel - The broken diary - Quinta e ultima stagione - Fifth and Final Season

2.19. Principe (Emmanuel non capisce più chi è, ma capisce cosa non è)

Antonia Del Monaco Season 2 Episode 19

Emmanuel, destabilizzato dal suo rapporto con Gerti, ha trovato un rifugio in Carlos e in sua sorella Mayra, ma la faccenda sta prendendo una piega imprevedibile... 
O forse neanche troppo imprevedibile, considerata la bulimia amorosa del nostro protagonista. 
Il risultato è che il ragazzo non capisce più chi è e cosa vuole.
L'interprete è Paolo Malgioglio. 
Nel corso dell'episodio si possono ascoltare cover o live dei seguenti brani: 
"Isolada" di  Cesária Évora;
"Força Di Cretcheu" di Eugénio Tavares;
"Break my Body" dei Pixies. 
... 
Emmanuel, destabilized by his relationship with Gerti, has found refuge in Carlos and his sister Mayra, but the matter is taking an unpredictable turn...
Or perhaps not even too unpredictable, considering the amorous bulimia of our protagonist. 
The result is that the boy no longer understands who he is and what he wants.
The interpreter is Paolo Malgioglio.
During the episode you can listen to covers or live versions of the following songs: 
 "Isolada" by  Cesária Évora;
"Força Di Cretcheu" by Eugénio Tavares; 
"Break my Body" by Pixies.  
 

Principe
Ovvero della strana complicità maschile.

E così quella sera ho conosciuto Mayra. Credo di aver capito perché Carlos non ne
parli volentieri: Mayra non è bella, anzi, a voler essere onesti, è proprio brutta. Non
ha nulla della selvatica nobiltà dei tratti somatici del fratello: è bassa, grassa, con
qualcosa di scimmiesco nel volto, i capelli quasi sempre nascosti da una cuffia di
stoffa colorata, un vestiario sciatto che rivela la sua chiara consapevolezza di non
essere attraente per il sesso maschile e la sua rinuncia a provarci. Ha però dei begli
occhi color oro, molto simili a quelli di Carlos, un carattere dolcissimo e un
attaccamento materno e viscerale per suo fratello. Parla poco e padroneggia
l'italiano in modo goffo e incerto, mescolandolo con espressioni creole, ma riesce
sempre a farsi capire, anche perché ha una mimica facciale molto espressiva:
mentre le parli sgrana gli occhi e ti sorride da un orecchio all'altro per farti capire
che ti sta ascoltando volentieri. Quando è a corto di argomenti passa ai dolci tipici
capoverdiani, che prepara tutti i giorni e di cui è ghiotta: va in cucina e te ne porta
una fetta su un piatto, poi si siede e mangia con te, manifestando con larghi sorrisi
la sua soddisfazione per il risultato della sua abilità di cuoca. Insomma, sa farsi
voler bene, perché è di quelle rare persone che amano, rispettano e coltivano la vita
in generale senza giudicarla e senza pretendere che sia diversa da quello che è; non
a caso coltiva amorevolmente sul balcone piantine di basilico, salvia e rosmarino,
alcune delle quali sono così brutte che chiunque altro le butterebbe nella
spazzatura: sono sicuro che rimangono in vita solo per contraccambiare il suo
affetto; una di esse, a dire il vero, è già morta, ma lei si ostina lo stesso a innaffiarla;
inoltre ha adottato due gatti malandati, uno zoppo e l'altro cieco, che hanno l'aria
di essere perfettamente felici nelle loro ceste imbottite. Questo non ha mancato di
farmi riflettere sul senso della mia esistenza, in cui c'è tutto tranne l'essenziale.
Forse c'era, di sicuro non c'è più. Ne ho concluso che Mayra è tutto quello che vorrei
essere e non sono.
Non è difficile capire perché Carlos se la sia portata dietro e sia così protettivo nei
suoi confronti: probabilmente si rende conto che bisogna amarla molto per
apprezzarla e che questo non è alla portata dei maschi comuni. Al suo posto farei
anch'io la stessa cosa.
Comunque sia, la presenza di Carlos ha incominciato a farmi piacere: mi solleva
dalla responsabilità di accontentare Gerti, incombenza che ormai, data la piega che
ha preso il nostro rapporto, ha perso ogni interesse per me. Carlos è diventato uno
strano tramite fra me e il sesso: lo guardo scopare al posto mio e mi sento quasi
partecipe. In effetti, se uno riuscisse a mettere da parte inezie come l'orgoglio, la
gelosia e la dignità personale, sarebbe uno spettacolo piuttosto eccitante.
Si è creata fra noi una strana e imprevista complicità tutta maschile: Carlos
compensa l'indifferenza di Gerti, che, troppo impegnata a soddisfare se stessa, non
si accorge della mia umiliazione, o finge di non accorgersene. In quei momenti,
semplicemente, io per lei non esisto.
Eppure, se provo a lasciar passare qualche giorno senza cercarla, è lei a farsi viva.
Suppongo che la mia presenza abbia per lei un significato estetico: sono un must,
un complemento essenziale dell'arredamento, come il vaso cinese, i quadri di Egon
Schiele e il tappeto persiano.
Credevo di averci fatto il callo, ma a quanto pare non è così: oggi mi è girata
veramente storta.
Ad un tratto, mentre sono con loro, mi viene da vomitare. Corro in gabinetto.
Mentre Gerti sta facendo la doccia Carlos entra in bagno e mi trova accasciato sul
pavimento nei pressi del water. Si avvicina a passi da giaguaro, mi prende per un
braccio e mi strattona brutalmente, quasi slogandomi una spalla:
- Alzati! Che razza di uomo sei? Sei un verme, non ci si può ridurre così per una
puttana.
Mi alzo malfermo sulle gambe, mi avvito su me stesso come una marionetta e mi
affloscio sul pavimento. Per qualche minuto resto in uno stato di semincoscienza;
quando torno in me sono seduto sul water e lui mi sta scrollando energicamente:
- Era ora. Stai bene?
- Più o meno.
- Senti, scusami se prima ti ho detto verme. Il fatto è che così non va, dobbiamo
darci un taglio. Dico anch'io, mica solo tu. Mi sono rotto le palle di questa storia:
non c'è bisogno di perderci tutto 'sto tempo col sesso, a noi maschi ci bastano
cinque minuti, son le donne che sono troie. A parte mia sorella e tua madre,
s'intende. Vestiti, dai, andiamo a farci una birra.
Usciamo insieme. Mentre cammino al suo fianco penso.
Fisicamente Carlos non mi piace: è troppo maschio, non provo nessuna attrazione
per il suo corpo atletico e muscoloso. Anche la sua personalità è troppo elementare
per me. Però mi piace piacergli, e so che gli piaccio: sono convinto che ormai
continui a frequentare Gerti solo per potermi vedere. Si è innescato nel mio animo
uno strano meccanismo di rivalsa: non è cosa da poco spuntarla con una rivale
come Michelle.
Mi porta al John Lennon Pub. Mi dirigo verso un tavolo appartato in fondo al locale
pieno di gente e per tutto il tempo, mentre sorseggio la mia birra, non faccio che
annuire alle sue chiacchiere senza ascoltare assolutamente nulla di quello che mi
sta dicendo; intanto lo guardo negli occhi e sorrido, facendo scorrere un dito lungo
l'orlo del bicchiere.
Dopo la birra saliamo sulla sua Cinquecento scassata; ho portato con me un cd: lo
inserisco nel suo stereo e mi lascio travolgere dal tiro micidiale di uno dei brani che
ascolto con Gerti. Lui mi guarda perplesso.
- Ti piace questa roba? - mi chiede.
- Questa roba è una bomba - gli rispondo ridendo - ma non pretendo che tu lo
capisca.
- In effetti non è male - replica senza la minima convinzione.
Le casse del vecchio stereo massacrano i bassi vibrando in modo insopportabile,
ma, a parte il fatto che sarebbe indelicato far notare a Carlos che il suo impianto è
una baracca da quattro soldi, sono troppo su di giri per lamentarmene: batto il
tempo con le mani sui jeans e canto a squarciagola bre-e-ak my body, hold my bones,
hold my bones. Lui sorride scuotendo la testa e continua a scarrozzarmi senza mèta
per la mia città.
La musica finisce. Esausto, chiudo gli occhi e mi assopisco. Quando li riapro mi
accorgo che mi ha portato in collina. Parcheggia in una stradina secondaria e tira il
freno a mano. È esattamente quello che avevo previsto.
Lascio che accada quello che è nella logica delle cose.
Scopro così che con lui posso permettermi di essere me stesso: non c'è ansia da
prestazione, non importano niente parametri tipicamente femminili come le
dimensioni, la durezza, la durata; gli vado bene come sono. La gente pensa ai
rapporti tra uomini come a una cosa violenta, ma per l'esperienza che ne ho sono
le donne ad essere più bestiali nel piacere, come in generale sono più attratte dagli
aspetti materiali dell'esistenza.
Alla fine, com'è ovvio, c'è molto imbarazzo fra di noi. Lui tace, io rifletto sugli
scrupoli omofobi che mi hanno assalito a tradimento, paragonando la situazione
con quella già vissuta con Antonio. Ma il paragone non regge: quello con Antonio
era un rapporto fra quasi-coetanei, affini per Weltanschauung e per cultura, nutrito
di comuni interessi, in bilico tra Platone e Thomas Mann. Era un rapporto tra pari,
in cui io controllavo perfettamente il gioco. Con Carlos è tutto diverso: è un uomo
fatto, il suo aspetto è quanto di più virile si possa immaginare e non abbiamo niente
in comune, né l'estrazione sociale, né la formazione culturale, né interessi di sorta.
Non posso accampare pretesti intellettuali né invocare l'attenuante dell'affinità
elettiva.
Ebbene, lo scopro adesso: non sono affatto intenzionato a diventare quel genere di
persona.
Mi rinchiudo in un ostinato mutismo. Lui non rompe il silenzio, aspetta che parli io.
Finalmente mi decido:
- Senti, non vorrei che ti mettessi strane idee in testa.
- Tranquillo, non mi metto nessuna idea in testa.
- Io non sono gay.
- Nemmeno io.
- Allora mi spieghi cosa stiamo facendo insieme?
- È una bella domanda.
- Forse sarebbe il caso di trovare una risposta, non credi?
- Okay, troviamola.
Vuotare il sacco mi ha fatto bene: mi sento già più rilassato. Cerco di scherzare:
- Dunque, ricapitolando: né tu né io siamo gay.
- Esatto.
- Però ci piace stare insieme.
- Esatto.
- E non solo come due amici, direi.
- No.
- Cosa ne deduci?
- Non saprei, principe. Per me l'importante è che stai bene tu, ma se non stai bene
smettiamo subito.
Risposta disarmante nella sua semplicità: non trovo nulla da replicare. Scuoto la
testa:
- Senti Carlos, sei un caro amico, ma è meglio che lasciamo perdere.
Non solleva obiezioni. Mette in moto la macchina e riparte. Riaccende lo stereo.
- Non canti più?
- No, adesso non mi va. Anzi, per favore, spegni: ho voglia di silenzio.
- Come vuoi, principe.