Emmanuel - The broken diary - Quinta e ultima stagione - Fifth and Final Season

4.14. Certe piccole delusioni (La prima volta di Arianna e Emmanuel) - VERSIONE CON ATTORI UMANI

Antonia Del Monaco Season 4 Episode 14

Ecco finalmente la versione "umana" dell'episodio che vi avevamo già proposto recitato da AI.
Il capitolo successivo è questo:
Il sogno di Michele - parte III

E così la piccola Arianna passa al contrattacco.

Stufa di sopportare in silenzio la depressione e i malumori di Emmanuel, decide di prendere in pugno la situazione e di giocare con lui la carta del sesso.

Peccato che la ragazzina, completamente inesperta, non sappia da che parte incominciare, mentre Emmanuel, abituato a donne più grandi di lui, si rivela singolarmente impacciato nei suoi confronti.

Gli interpreti sono Elisa Gandolfi e Paolo Malgioglio.

La colonna sonora comprende il secondo movimento del secondo Brandeburghese di Bach e cover o versioni strumentali di "Jennifer Juniper" di Donovan.

...

Here is finally the "human" version of the episode that we had already proposed to you, recited by AI.

And so little Arianna goes on the counterattack.

Tired of silently enduring Emmanuel's depression and bad moods, she decides to take control of the situation and play the sex card with him.

Too bad that the girl, completely inexperienced, doesn't know where to start, while Emmanuel, used to women older than him, turns out to be singularly awkward with her.

The performers are Elisa Gandolfi e Paolo Malgioglio.

The soundtrack includes the second movement of Bach's second Brandenburg Symphony and covers or instrumental versions of Donovan's "Jennifer Juniper".

Rientro a casa prima del previsto dal mio giro di compere natalizie: mentre attraverso l'ingresso sento la pendola inglese battere cinque rintocchi. I miei sono andati a trovare gli zii a Fiesole e in casa c'è solo Emmanuel: questo significa che avremo un paio d'ore tutte per noi. Sono stata da Cortecci e gli ho comprato un maglione azzurro polvere che non vedo l'ora di fargli provare: starà benissimo con i suoi capelli chiari e gli occhi dello stesso colore. Mi sorprende la musica che sento provenire dalla sua camera: di solito ha la pessima abitudine di studiare con le persiane chiuse anche in pieno giorno e con lo stereo acceso, immerso nel fracasso dei suoi gruppi preferiti, ma quella che arriva alle mie orecchie è una musica paradisiaca. Riconosco il secondo movimento del secondo Brandeburghese di Bach, uno dei concerti preferiti del mio babbo: deve avere frugato fra i suoi dischi. Mi avvicino in punta di piedi. La porta è semiaperta: nella penombra lo vedo inginocchiato in una sorta di preghiera pagana, con la fronte appoggiata sul letto ad occhi chiusi, scosso da un tremito convulso; lo sento gemere dove sei dove sei, darei dieci anni della mia vita per averti accanto mezz’ora.
Il sacchetto del maglione mi cade dalle mani, il cuore mi si ferma in petto. Mi allontano precipitosamente. In cucina scopro che la merenda che gli avevo preparato è finita nel secchio dell'immondizia: i miei occhi si riempiono di lacrime, corro a chiudermi in camera mia.
Non ce la sto facendo, il nemico è troppo forte. Rimango sdraiata sul letto a fissare la tappezzeria per più di mezz’ora. Non voglio piangere, non servirebbe a niente: devo fare il vuoto dentro di me. Conto e riconto minuziosamente i fiorellini, smistando da una parte le viole, dall’altra le margherite, dall’altra le primule, dall’altra ancora gli anemoni, immaginando di farne quattro mazzi da portare ai miei nonni al cimitero; arrivata a tremilaseicentoventi decido che basta. Mi siedo sul letto e mi metto a riflettere. 
Emmanuel continua a rivivere ossessivamente il suo passato, non vuole lasciarlo morire, lo tiene in vita con un accanimento terapeutico che rasenta la follia. Temporeggiare non serve: lui continua ad essere esattamente quello che era e a coltivare le stesse fantasie morbose; semplicemente, lo fa di nascosto. Non c'è più tempo da perdere: occorre un deciso cambio di strategia. È venuto il momento di tentare il tutto per tutto, ma non subito: ora sono troppo scossa. Attendo la mezzanotte e quando i miei sono a letto busso alla porta della sua camera.
Entra pure.
Il suo tono di voce è cortese e neppure troppo stupito. Sta leggendo alla luce della lampada un vecchio libro che ha trovato nella biblioteca del babbo; è disteso sul letto, vestito di tutto punto. Lo schermo del computer emana un fioco chiarore, come se avesse scritto fino a poco prima. Senza preamboli mi siedo sul suo letto.
Cosa leggi?
Pinocchio.
Pinocchio?
Sì. Tuo padre ha l'edizione originale della Salani, quella del 1924 illustrata dai Cavalieri. È bellissima. Voglio bene a tuo padre, lo sai? Mi ricorda mio nonno, che ho perso quand'ero bambino.
Gli chiudo di scatto il libro. Alza su di me uno sguardo interrogativo.
Ho preso appuntamento con un altro psicologo, uno famoso e molto bravo. Ti aspetta martedì.
Sul suo viso si disegna una smorfia di disappunto.
Arianna, dovete piantarla di far buttare via soldi ai miei con gli psicologi. 
A proposito, ti manda questi.
Una scatola di sigari?
Sì: sigari toscani.
E cosa dovrei farmene?
Non lo so. Ha detto che vuol sapere cosa ne pensi.
Sei sicura che il tuo psicologo non abbia bisogno di uno psichiatra?
Sta benissimo. È un amico di famiglia, una persona speciale. Fisicamente assomiglia a Freud.
Allora siamo a cavallo. Comunque non sono malato, lo volete capire? Sto solo esercitandomi a...
A?
Niente.
Vuoi provare a spiegarmi qual è il problema? Dico sul serio, Emmanuel.
Ci pensa un po' su, poi mi dà una risposta spiazzante:
Il libero arbitrio.
Che intendi dire?
Alla nostra età è il corpo che la fa da padrone: crediamo di fare delle scelte, ma sono i nostri ormoni a scegliere per noi.
E allora?
Voglio essere certo che sono io a decidere.
E quindi vuoi fare a meno del corpo?
All'incirca.
Per questo non mangi?
È probabile: cibo e sesso sono legati. 
Il sesso non è solo qualcosa di sublime o sporco: ci sono anche delle vie di mezzo.
Non ci sono vie di mezzo: il sesso, o è sublime, o è degradante.
Non è vero, può anche essere semplicemente naturale.
Cosa ne sai tu?
Lo so. O per lo meno lo sento.
Sì, può darsi che sia così, per gli animali.
L’uomo è un animale.
Ma cosa fai?
Non lo vedi, Emmanuel? Mi sto slacciando il reggiseno.

...

Ecco fatto, scomparsa ogni traccia: la vecchia lavatrice sta facendo il suo dovere. Mi distendo sul letto accanto a lui che riposa, lo prendo per mano e ripenso a ciò che è appena accaduto. La mia prima volta.
All'inizio è rimasto fermo, come imbambolato, senza aiutarmi, mentre io lo spogliavo. Una debole luce si è accesa nei suoi occhi, mi ha fissata stranito, come uno che ricorda con fatica. L'ho baciato. Bacia come mi ero sempre aspettata, con una dolcezza disarmante e sensualissima. La mia mano è corsa troppo presto ad infilarsi sotto la stoffa tesa dalle ossa del suo bacino magro. Non ha collaborato, ma non si è neppure opposto: mi ha lasciata fare senza dire niente. Fin qui tutto normale. 
Poi ecco il più bizzarro degli imprevisti: di punto in bianco sono scoppiata a ridere. Il mio maledetto senso dell'umorismo mi ha fatto apparire all'improvviso tutto irresistibilmente comico: quei goffi armeggiamenti, la cerniera della gonna di Armani rotta, lui così buffo in mutande e calzini. Bello, pur nell’eccessiva magrezza, il suo nudo prassitelico, ma Aristofane ha ragione quando dice che il sesso maschile è comico: ed ecco spiegato il perché della foglia di fico. Gli ho chiesto scusa per la mia risata e l’ho attribuita all’emozione: ha fatto finta di crederci, ha sorriso e si è disteso supino in attesa. In attesa di cosa? Ho protestato:
Emmanuel, cerchiamo di rispettare le regole almeno la prima volta. 
Si è messo sopra di me e mi ha aperto le gambe. Mi pareva di essere dal ginecologo:
No dai, così è volgare. 
Allora ha disfatto il letto, ha fatto una specie di capanna con le coperte, si è nascosto sotto e mi ha attirata a sé. Quello, finalmente, è stato un momento bellissimo: ho sentito che stava per succedere nel modo giusto.
C’è un problema, gli ho sussurrato sono vergine. 
Si è fermato subito, sconcertato:
Io non ho mai avuto a che fare con ragazze vergini. 
La mia lingua ha preceduto il pensiero:
Ci credo, lei poteva essere tua madre. 
Un passo falso imperdonabile: è uscito dalla capanna, si è voltato sulla schiena e si è messo a fissare il soffitto. 
Ci ho messo un bel po' a farlo tornare sotto: gli ho chiesto scusa cento volte, mi sono stretta di nuovo contro di lui e l'ho accarezzato da tutte le parti, finché ha ceduto ed è rientrato nella capanna. Gli ho detto che la verginità non era un problema e gli ho spiegato che dovevamo solo stare attenti a non macchiare di sangue le lenzuola. Ha avuto un fremito di orrore all'idea del sangue. Guarda che è normale la prima volta, gli ho detto, non preoccuparti, ora ci penso io. Mi sono alzata, sono andata a prendere un grosso asciugamano di spugna e l'ho sistemato sul lenzuolo, piegato in due. Poi mi sono distesa, aspettando che quella cosa succedesse; ma non succedeva niente.
Ho paura di farti male ha sussurrato lui.
Allora gli ho detto proviamoci insieme. Lui ha risposto "sì", ma in realtà ho dovuto fare quasi tutto da sola, guidarlo alla cieca. Quando ho sentito quel dolore è stato un vero sollievo: finalmente era successo, ed era successo con lui.
Lui s'è fermato quasi subito, allarmato dal sangue:
Ti ho fatto male?
Non ho sentito niente ho risposto.
Come niente?
Sì, voglio dire, è tutto perfetto. Va' avanti, attento a stare sopra l’asciugamano. 
Ha proseguito senza più interruzioni. Quando alla fine è ricaduto su di me, ansimante, il cuore gli batteva forte come se avesse fatto una corsa. Gli ho accarezzato i capelli finché non si è addormentato.
Ed eccomi finalmente sola con me stessa: sto cercando di tradurre in forma razionale le mie sensazioni; lui ha espresso le sue in un commento, l’unico, sussurrato al mio orecchio, con il quale mi informava che la cosa gli stava piacendo. 
Quanto a me, per esprimere quello che ho provato bastano due parole: tutto qui?