Emmanuel - The broken diary - Quinta e ultima stagione - Fifth and Final Season
E' disponibile su Amazon l'intero romanzo di Emmanuel:
Sono inoltre disponibili su Audible, sotto forma di audiolibro, la prima e la seconda parte del romanzo di Emmanuel:
Emmanuel - Il diario interrotto - Parte I (Il vento dentro)
Emmanuel - Il diario interrotto - Parte II (La metafora perfetta)
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Il romanzo è tratto da un diario autentico, scritto da un adolescente di cui si sono perse le tracce anni fa, che chiameremo per convenzione Emmanuel; il libro è ambientato nei primi anni '90. Emmanuel è un adolescente irrequieto, incapace di accontentarsi del molto che possiede e con una personalità borderline che lo porterà a fare esperienze intense e disordinate, alla ricerca di un "senso". In questa sua ricerca travolgerà diversi personaggi, tra cui Antonia, la fidanzata del fratello Michele.
Gli interpreti sono due bravi attori-doppiatori, Elisa Gandolfi e Paolo Malgioglio.
Emmanuel - The broken diary - Quinta e ultima stagione - Fifth and Final Season
3.13. Guarda chi si rivede (L'agnello dorme con il lupo)
Di qui in avanti il racconto procede senza l'ausilio del diario di Emmanuel, che si è concluso con il capitolo precedente.
Completamente depresso per il fallimento del suo tentativo con Antonia, travolto in un vortice autodistruttivo, Emmanuel torna a cercare Michelle detta Gerti, la donna che lo aveva portato sull'orlo del baratro. Stranamente, però, la donna rifiuta di aiutarlo a cadere ancora più in basso e rivela un fondo di umanità imprevisto.
Gli interpreti sono Paolo Malgioglio e Elisa Gandolfi.
La colonna sonora è composta da cover o rivisitazioni dei seguenti brani: "Dionysus" (Jocelyn Pook), "Sweet Child O' Mine" (Guns N' Roses), "Boys Don't Cry" (The Cure), "Where Is My Mind?" (Pixies).
...
From here on the story proceeds without the help of Emmanuel's diary, which ended with the previous chapter.
Completely depressed by the failure of his attempt with Antonia, swept up in a self-destructive vortex, Emmanuel returns to look for Michelle known as Gerti, the woman who had brought him to the brink. Strangely, however, the woman refuses to help him fall even further and reveals an unexpected depth of humanity.
The interpreters are Paolo Malgioglio and Elisa Gandolfi.
The soundtrack is composed of covers or reinterpretations of the following songs: "Dionysus" (Jocelyn Pook), "Sweet Child O' Mine" (Guns N' Roses), "Boys Don't Cry" (The Cure), "Where Is My Mind?" (Pixies).
- Guarda chi si rivede. Ti sembra questa l'ora di presentarti?
- Perché, che ore sono?
- Ma sei stordito? Sono le due di notte. Sarebbe educato avvisare, non credi? Mi hai interrotta mentre stavo scopando.
- Con Carlos?
- No, Carlos non so che fine ha fatto: se mai dovresti saperlo tu. Se permetti finisco.
- Aspetto qui.
(Un'ora dopo)
- I soldi li hai?
- Sì.
- Bene, entra. Ma che brutta cera hai, che t’è successo?
- Niente.
- Faccio una doccia e sono da te.
- No ti prego, non posso aspettare.
- Ehi, calma: sono mesi che non ti fai vedere, com’è che di colpo sei così impaziente? Togliti la camicia. Che belle braccia frocetto, sei tutto abbronzato, sei stato al mare? Ecco fatto.
- Così non basta, non sento niente.
- Senti, non so cosa ti prende ma non creperai in casa mia, chiaro?
- Non preoccuparti, me ne vado per la strada.
- Sì, e magari sotto un ponte come i barboni.
- Vado alla stazione.
- Certo, come no. Dai, stenditi sul divano, Anna Karenina: buon viaggio.
- Da solo?
- Io stasera non ne ho voglia. Vado a fare la doccia.
...
- Vieni in camera.
- E il tipo con cui stavi scopando?
- L'ho messo alla porta, avevamo finito. Stenditi sul letto, sei bianco come un cencio.
- Sei incazzata con me?
- No, perché dovrei? È solo che mi domandavo chi t'ha ridotto così.
- Non è importante.
- Non è importante dice. Sei patetico.
- Michelle.
- Non chiamarmi Michelle. Mai più, capito?
- Gerti.
- Eh.
- Non funziona, sto male.
- È che non ci sei più abituato.
- Rilassati, sei tutto teso. Ti faccio un massaggino, vuoi?
- Sì. Sbottonami tu i pantaloni, io non sento le dita.
- Non senti le dita in che senso?
- Non lo so, non le sento.
- Okay, faccio io. Pantaloni di velluto a coste, mah.
- Non mi vesto più come allora.
- Lo vedo, sembri un impiegato del catasto. Che strazio, neppure un po’ di eccitazione: stai messo male, frocetto mio. Si può sapere perché sei venuto qui? Non per fare sesso, direi, e le crisi a quest'ora dovrebbero esserti passate. O ti sei fatto con qualcun altro nel frattempo?
- No. Sono mesi che non mi faccio.
- Allora non capisco che cazzo sei venuto a fare.
- Finisci il lavoro che avevi incominciato, Gerti, ti prego.
- Senti ragazzo, ora mi sto incazzando sul serio: non so di che lavoro parli e non mi piace per niente quello che vedo. Ti ricordo che sei figlio di amici di famiglia, non voglio casini con i tuoi. Se proprio vuoi farti, d'ora in poi cambiamo genere.
- In che senso cambiamo genere?
- Conciato così non puoi andare di ero, ti butta ancora più sotto. Ti serve della coca.
- Non l'ho mai provata.
- È facile, si sniffa. Vedrai, ti tira su in un attimo. Oppure qualche cocktail chimico, un po' di LSD, c'è solo l'imbarazzo della scelta, ma basta buchi. Okay?
- Okay.
- E adesso cerca di rilassarti, sei tutto duro e rigido, tranne dove serve. Ma che t’è saltato in testa di tagliarti i capelli? Stavi benissimo con i capelli lunghi, lo sai che gli angeli mi attizzano: ora sembri solo un pulcino bagnato.
- Non sono venuto qui per attizzarti, Gerti.
- Lo vedo. Sta' giù, ti massaggio le gambe: sembra di piombo, questo polpaccio. Posso almeno sapere come si chiama il problema?
- Antonia.
- Ancora questo nome di merda?
- A me piace moltissimo.
- De gustibus. E che succede con questa Antonia?
- Si sposa con mio fratello fra due settimane.
- Era la tua ragazza?
- La mia donna. Le avevo chiesto di sposarmi.
- E lei?
- Non lo so, ha avuto una reazione assurda: di colpo è scappata via urlando.
- Addirittura? E sì che non sei esattamente un mostro. Forse non gliene importava poi così tanto di te.
- No. Sono sicuro che mi ama, stavamo benissimo insieme. Non capisco cosa sia successo, all'improvviso ha avuto paura, terrore.
- Forse gliene importava troppo.
- O forse non si fida di un ex tossico. Ma che ci trovi da ridere?
- Scusa, ma guardandoti adesso il concetto di ex tossico mi sfugge. E poi la situazione è oggettivamente comica: ci credo che preferisce tuo fratello, al suo posto lo preferirei anch'io.
- Basta, lasciami andare: sto già abbastanza male senza bisogno di farmi prendere per il culo da te.
- Negativo: è escluso che ti lasci andare via conciato come un sottone; mi cascheresti nel primo fosso e affogheresti come un sorcio.
- E piantala di ridere, non lo vedi che sto da cani?
- Sul serio, frocetto, ma che mi sei diventato, un coglione romantico? È bella almeno questa Antonia?
- Non quanto te.
- E quindi?
- Non si ama una donna perché è bella, Gerti, ma non pretendo che tu lo capisca. Per favore, mi massaggi più in alto? Ho un terribile crampo alla coscia. Più su, vicino all'inguine. Così, grazie.
- Grandi lezioni di vita quest'oggi. E quindi ci sono cose che io non capisco e il mio frocetto è innamorato, però ha i crampi all'inguine e se lo fa massaggiare da me.
- Adoro la tua ironia, Gerti: riesci a sembrare cattiva anche quando non lo sei. Credo che il crampo sia perché non ho fatto sesso per tanto tempo: solo una volta in tre mesi, e quell'unica volta è stata assolutamente folle.
- Folle come?
- Non lo so, indescrivibile. Come se mi avessero trasportato in un'altra dimensione.
- In mezzo agli angeli e a tutti i santi?
- No, in mezzo ai Templari: li ho visti passare a cavallo uno per uno, ho riconosciuto tutte le armature; c'era anche Jacques De Molay.
- Di cosa ti eri fatto?
- Endorfine, roba naturale. Tornando al crampo, non è stato facile reprimermi per tutto quel tempo stando con lei: forse ora ne pago le conseguenze.
- Quindi questa Antonia è una mezza suora?
- Eh, magari. Avevamo fatto un patto.
- Che patto?
- Lascia stare, è troppo difficile da spiegare, e poi sarebbe noioso per te.
- Sicuramente. Comunque il massaggio qualche risultato lo sta dando.
- Non sono ancora morto, se è questo che vuoi dire; però sappiamo entrambi che per te ci vuole ben altro. Non preoccuparti, non ti infliggerò le mie misure standard e la mia impotenza.
- Pensiero gentile.
- Semplice presa d'atto della realtà.
- Allora smetto, a che serve il massaggio?
- Serve a me: mi tira su di morale e mi rilassa.
- Ti rilassa? Non dovrebbe eccitarti?
- No, mi rilassa. Continua, per favore, se non ti dà troppo fastidio.
- Secondo me ci sta che in questo modo il tuo crampo peggiori, ma contento tu... E per di più mi dici che questa donna non è nemmeno tanto bella.
- E ha quindici anni più di me.
- Ah, pure? Non ti facevo così stupido.
- Te lo ripeto, tu non puoi capire.
- Io non posso capire?
- No, non puoi.
- Io certe cose non ho bisogno di capirle, ragazzo, le so da sempre: sei tu che non hai capito.
- Cosa?
- Che l’amore è una cazzata. Ad ogni modo non vedo il problema: se ti piace così tanto scopatela, sempre che tu ci riesca.
- Ci riesco benissimo, con lei.
- E allora fallo, no? Non sarà certo il matrimonio ad impedirtelo.
- Non si tratta di scopare, Gerti: c'era un futuro da costruire con lei, c'era tutta la mia vita.
- Peccato che ci fosse anche tuo fratello: un dettaglio da nulla. Non hai pensato di parlargliene? Magari avrebbe mollato l'osso, chissà.
- Scherzi, vero? Credi che mi avrebbe lasciato campo libero?
- Non lo escludo: è un duro, l'ho visto solo un paio di volte ma certe cose si capiscono al volo. Da un tipo come quello ci si può aspettare anche un gesto cavalleresco nei confronti del fratello perdente.
- Tu sei pazza. E poi perdente un corno.
- Lo sei indiscutibilmente, frocetto.
- Non si trattava di farmi fare un favore da mio fratello, ma di vincere la partita con le mie sole forze.
- E invece l'hai persa, chérie.
- Piuttosto che farmi trattare come un accattone da mio fratello preferisco impiccarmi. Non voglio la sua elemosina.
- E allora goditi la sconfitta, frocetto, che vuoi che ti dica? Oh cazzo, ora che fai, ti metti a frignare? Questo trip è tutto alti e bassi.
- Non sono in grado di accettarla questa sconfitta, Gerti: era la partita decisiva della mia vita, le avevo dato tutta la mia anima.
- La tua che?
- La mia… Vabbè, avevo fatto all-in.
- Ah, okay. E parla chiaro, no? Biascichi le parole come un ubriaco. Almeno stessi zitto, invece di continuare a blaterare.
- Non amerò mai più nessun'altra in quel modo. Adesso non ho più niente davanti, capisci? Niente. Non so dove andare, non so cosa fare, ho crisi di panico, di giorno ho paura del sole, di notte non dormo perché ho paura di come mi sentirò al risveglio, loro due mi girano per casa mano nella mano facendo progetti per la cerimonia e il ricevimento, la scuola è finita, i miei continuano a dirmi che devo studiare per l'orale, non posso parlarne con nessuno. Oh Dio Gerti, è un incubo, mi sembra di impazzire.
- Ma lei se ne frega? Voglio dire la cara Antonia.
- Non lo so cosa prova: le è venuto il trip di quella che fra poco si sposa e non pensa ad altro, si comporta come se io non esistessi.
- E dici che ti ama? Frocetto, tu sei fuori come un balcone.
- Mi amava, ne sono certo.
- Ti amava, come no. Ora, io l'amore l'ho sempre evitato come la peste, ma a lume di naso uno non smette di amare dall'oggi al domani e senza un motivo. Pure se la passione è finita, dovrebbe restare qualcosa tipo l’affetto, no? Almeno così dicono. Cioè, non esiste che quella donna se ne freghi che stai male, se prima ti amava. Ragiona, frocetto.
- Voglio andare via da quella casa, Gerti. La odio, non è più la mia casa, è diventata un inferno. Non ce la faccio più a sopportare tutto questo, e in futuro sarà anche peggio.
- Sì, suppongo che vivere in casa tua non sarà facilissimo per te, con tuo fratello e sua moglie sempre tra i piedi. Credo anch'io che tu debba andartene, ma senza un lavoro sarà difficile mantenerti, anche se ti vedo bene come gigolo: ci sono delle cinquantenni ben conservate tra gli amici dei miei, le classiche milfone rifatte piene di soldi, se vuoi te ne presento un paio.
- No, grazie.
- Come vuoi. Ad ogni modo pensaci, potrebbe essere una soluzione: sempre meglio che crepare.
- Ci penserò.
- Immagino che i tuoi non sappiano niente di tutta questa faccenda, ed ecco perché sei venuto da me: non sapevi dove andare a sbattere le tue chiappe. Sì, credo che in questa fase ti servirà un po' di coca, o meglio ancora del crack.
- Cos'è?
- Roba sintetica che si inala con una pipa di vetro: così non rischiamo di rovinare quel bel nasino. È anche allucinogena, una cosa divertente tipo cartoni animati: non era a te che piacevano i cartoni animati? Torna domani, te lo faccio provare. Ricordati di portare i soldi.
- Mi mandi via?
- Sì. Rimettiti i pantaloni e alzati.
- Ma prima hai detto che se vado via così casco in un fosso e affogo.
- Cazzi tuoi frocetto, non sono io che ti ho chiesto di venire.
- Sto malissimo, Gerti.
- Oh cazzo, non ti metterai di nuovo a piangere adesso. E vabbe', allora piangi.
- Ho tanto freddo.
- To', tieni una coperta.
- Grazie.
- Dai, vieni qui. Dammi le mani, te le scaldo un po': sono gelate. E piantala di tremare, no? È tutto okay, ci sto qua io.
- Abbracciami, per favore: non importa se è per finta. Abbracciami.
- Se proprio ci tieni.
- Posso fermarmi da te per un po' di tempo? Ti prego. Non ti darò nessun fastidio, lo giuro: di giorno vado sempre in biblioteca a studiare, ho l'orale tra poco. Gli scritti non sono andati male, sai? Mangerò un panino al bar dell'università, dormirò sul divano nell'anticamera vicino a quel quadro spaventoso, tanto è coperto con il drappo di velluto verde e non può farmi del male. Poi io non ho paura dei fantasmi, secondo me sono solo dei poveracci che si sentono soli.
- Oh, ma non ce la fai proprio a tenere il becco chiuso? È come avere un pappagallino cerebroleso che ciancia senza sosta. Insopportabile. Una volta lo sballo non ti faceva questo effetto, quella donna t'ha fatto diventare completamente scemo.
- Ti avevo chiesto una cosa, Gerti. Rispondimi, per favore.
- E va bene, puoi fermarti. Ma al massimo per tre notti.
- Grazie, sei un tesoro. Mi fai ancora quel massaggino, per favore?
- Ancora?
- Sì, ancora, così. È perfetto, sei bravissima.
- Ma perfetto cosa? Non sta succedendo niente.
- Succede dentro di me. Oh sì, così...
- Tu sei fuso, frocetto. Ma proprio rincoglionito, eh. Nemmeno più capace di godere come una persona normale.
- È vero, ma poi mi passa. Senti, ti va se qualche volta facciamo sesso da buoni amici?
- Cosa sarebbe il sesso da buoni amici?
- Una cosa alla buona, tranquilla, senza impegno, come viene viene.
- Ma ti sembra una proposta da fare a una come me? È una cosa tremendamente nerd.
- È che non sono in grado di combinare gran che in queste condizioni.
- Lo vedo, sei uno zombie.
- Stasera mi sento debolissimo, ma forse domani ce la faccio. Vuoi?
- No, è escluso che io faccia una cosa del genere.
- Ti prego, per piacere: mi farebbe sentire meno solo e tu praticamente non te ne accorgeresti nemmeno, potresti perfino dormire nel frattempo. Sarebbe una cosa molto carina, se ci pensi.
- Una cosa molto carina? Te lo ripeto, tu sei tutto scemo. Il sesso nerd con uno zombie: questa mancava al mio repertorio.
- Se non altro sono riuscito a farti sorridere: eri troppo arrabbiata, mi hai detto solo cose cattive. Sembravi un istrice, mi lanciavi tutti gli aculei addosso, non sapevo più come ripararmi. Mi hai bucato dappertutto, guarda: sanguino da tutte le parti.
- Sì vabbè, momento Disney.
- Dai, stai al gioco, per favore.
- Uh, sei un vero colabrodo. Come facciamo adesso?
- Mettiamo dei cerotti colorati?
- Buona idea. Ecco fatto: così va meglio?
- Molto meglio, già non sanguino più. Sono cerotti magici. E tu sei una fata: una bellissima fata.
- Poi mi spieghi che gusto ci trovi a fare il cretino in questo modo. Scema io che ti assecondo. La vita non è buona, ragazzo: bisogna avere le palle, altro che orsetti e angioletti.
- C'è del vero in quello che dici, Gerti, ma è anche vero che la vita non può essere buona se noi la rendiamo peggiore di quello che è. Se mi tratti male non è la vita che è cattiva: sei tu.
- Io cerco di assomigliare alla vita.
- Io no, Gerti. Io cerco di essere l'opposto, cerco di rimediare al dolore della vita, proprio perché ce n'è già tanto. Avrei voluto farti stare bene, sai? Ci ho provato, ho fatto veramente del mio meglio, ma tu mi hai sepolto sotto una valanga di merda, come Antonia.
- Sai che c'è, frocetto? Che nessuno te l'aveva chiesto. Non va bene impicciarsi degli affari degli altri, non te l'hanno insegnato i tuoi? E poi io non avevo nessun bisogno di te per stare bene, stavo già benissimo com'ero.
- Non è vero, non stavi benissimo. Per questo eri così cattiva con me.
- Io non ero cattiva, ero me stessa. Ti avevo scelto perché eri bello, ti ho scopato per un po', è normale e rientra nelle leggi naturali.
- Per un po' ho creduto di essere speciale perché ero bello, ma invece sono una persona qualunque che vorrebbe solo essere amata, tutto qui.
- Perché sei debole. Hai paura di cosa succederà quando invecchierai e non sarai più bello.
- Io non credo che sia solo debolezza, Gerti. Anche tu sei bella, molto bella, ma io ho sempre visto che c'era buio.
- Ma buio de che? Ma buio dove?
- Dentro, fuori, dappertutto. Non emani luce, non sei felice. Avrei voluto farti capire che...
- Cosa?
- Niente, lascia stare, ti farei ridere. Hai sempre riso di me. Non farlo più, ti prego, sto già abbastanza male. Non riesci proprio a volermi un po' di bene? Solo un pochino.
- Io non so voler bene, frocetto. E comunque non a te.
- Perché non a me?
- Cioè, ma guardati: sei ridicolo. Mi stai appiccicato alle tette manco fossi la tua balia. E non provare a succhiare, eh, perché ti mollo un ceffone. Io ti infilo una mano nelle mutande e tu dici che ti rilasso. A proposito, che sono 'sti cosi patetici con i paperi azzurri?
- Dei boxer di puro cotone. Non ti piacciono?
- Sono la cosa più antierotica che io abbia mai visto. Ma già, avevi fatto il patto di castità con lei e adesso ti va di stare in braccio a me invece di scopare. Sei regredito all'infanzia, frocetto.
- Cosa c'è di male? Non ti piace tenermi in braccio?
- C'è che sembri un cucciolo di cane spaventato. Io non adotto cani randagi, se lo fai diventi loro schiavo.
- Schiavo di me?
- Schiavo di quel che senti. Io non sarò mai schiava di nessuno, non sono mica come te.
- Però è bello stare così, non trovi?
- Dipende dai gusti.
- A me piace moltissimo. Prova a lasciarti andare, vedrai che senti anche tu come una specie di onda calda che sale.
- Lo sai come si chiama quello che senti? Bad trip: poi ti passa. Ma come hai fatto a ridurti così, oltre tutto per una che si chiama Antonia?
- Non lo so, Gerti.
- Comunque sei carino lo stesso, anche con i capelli corti.
- Ma se hai appena detto che sembro uno zombie.
- Non lo sembri, lo sei.
- Grazie per avere accettato di ospitarmi, Gerti: sei molto dolce.
- Dolce 'stocazzo, non ti permettere. Poi però ti cerchi un'altra sistemazione, eh?
- Quando?
- Presto. Io qui ho la mia vita e sabato parto in tournée con Roberto e la compagnia. Facciamo Elokuu Syyskuu Maa di Carolyn Carlson. Io sono la solista.
- Davvero? Che bello. Poi tu sei bravissima.
- È una cosa molto impegnativa, non basta essere bravi.
- Andrà tutto bene.
- Fatto sta che starò via un mese e tu te ne devi andare prima di sabato, non esiste che ti lascio la mia casa quando io non ci sono.
- Ma dove vado, Gerti?
- E che ne so? Magari ti dò una mano a trovare un posto che non sia una chiavica. Sì, un buco decente te lo trovo senz'altro, c'è una mia amica che affitta un loft da queste parti, una cosa carina. Ai tuoi dirai che hai bisogno di stare tranquillo per studiare, lì c'è troppo casino con i preparativi del matrimonio.
- Grazie, ci starò benissimo. Mi lasci qualcosa di tuo per sentirti vicina mentre non ci sei? Che ne so, una calza, una sciarpa...
- Cosa vuoi fare, Isadora Duncan?
- Ti chiederei un orsetto di peluche, ma non credo che tu ne abbia.
- Ti lascio un po' di coca se me la paghi in anticipo. Non esagerare, deve bastarti per un mese. Non mi andare in overdose, eh: ti voglio vivo al mio ritorno. Ora dormi, ché ne hai bisogno.
- Sì: sono tre notti che non chiudo occhio e mi sta venendo un gran sonno. Un sonno bellissimo. Mi culli un po'?
- Pure la culla adesso. E va bene.
- Dimmi la verità, ti sono mancato?
- Perché mi saresti dovuto mancare?
- Perché il nostro era un rapporto malatissimo, il più malato che tu abbia mai avuto.
- Che ne sai dei rapporti malati che ho avuto?
- Lo so. Non potevano essere malati come quello con me.
- Io sono mancata a te? Non credo proprio. Quindi non vedo perché tu saresti dovuto mancare a me.
- Però ti sono mancato. Dimmelo, tanto lo so che è così.
- Se ti dico che mi sei mancato mi prometti che poi tieni il becco chiuso?
- Prometto.
- Okay, mi sei mancato.
- Poco o tanto?
- Poco.
- Bugiarda.
- Ora dormi.
- Sì, dormo. Mi fai sentire benissimo quando mi culli, sai? Forse ti amo, Gerti. O forse è il bad trip. Buona notte.
- 'Notte.
- Gerti.
- Eh.
- Ma alla fine, fra noi due, chi ha vinto?
- Mi sa che abbiamo perso tutti e due, frocetto.