Emmanuel - The broken diary - Quinta e ultima stagione - Fifth and Final Season

4.20. Treno di mezzanotte (Antonia e Frédéric trascorrono insieme la vigilia di Natale)

Antonia Del Monaco Season 4 Episode 20

Questo è il penultimo episodio della quarta stagione.

Avreste mai pensato che un tipo come Frédéric potesse riuscire a consolare qualcuno, nella fattispecie Antonia? Be', se avete pensato il contrario dovrete ricredervi.

In questo singolare episodio, che non assomiglia a nessun altro, il giovane uomo trascorre la notte di Natale a casa di Antonia, incinta e rimasta sola, e si produce in una serie di istrioniche interpretazioni di personaggi storici per tentare di risollevarle il morale.

Gli interpreti sono Paolo Malgioglio e Elisa Gandolfi.

La colonna sonora comprende la "Marcia turca" di Mozart, brani musicali tratti da colonne sonore di documentari storici e cover strumentali di "Jingle Bells" e "White Christmas", canzoni tradizionali natalizie.

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This is the penultimate episode of season four.

Would you ever have thought that a guy like Frédéric could console someone, specifically Antonia? Well, if you thought otherwise, you'll have to think again.

In this singular episode unlike any other, the young man spends Christmas night with Antonia, pregnant and alone, and performs a series of histrionic interpretations of historical figures to try to cheer her up.

The performers are Paolo Malgioglio and Elisa Gandolfi.

The soundtrack includes Mozart's "Turkish March", musical pieces taken from historical documentary soundtracks and instrumental covers of "Jingle Bells" and "White Christmas", traditional Christmas songs.

24 dicembre, ore 21.
- Eccomi, ho fatto più in fretta che ho potuto: duecento all’ora con il Carrera al buio per strade di campagna ghiacciate, a rischio di ammazzarmi ad ogni curva. Mi sono divertito un sacco. Ma che succede?
- Sto male, Freddy.
- Sei in uno stato spaventoso, sorellina. Un aborto?
- Aiutami... non ce la faccio, soffoco.
- Alza la gonna, fa' vedere. No, niente sangue, non è un aborto: è una crisi di panico. Si riconosce dai seguenti sintomi: palpitazioni, tachicardia, paura di perdere il controllo o di impazzire, sensazione di sbandamento e instabilità, tremori fini o a grandi scosse, sudorazione, sensazione di soffocamento, dolore o fastidio al petto...
- Piantala, così mi fai stare peggio.
- Era solo per farti capire che ho la situazione in pugno.
- Ma in pugno cosa? Mi manca il fiato, non riesco a respirare e tutto quello che sai fare è recitare i tuoi stupidi elenchi! 
- Ma che posso fare?
- Non lo so, non sei tu che hai la situazione in pugno?
- Giusto. Vediamo un po': ti massaggio le spalle, dovrebbe funzionare. Ci devo mettere un po' di energia, altrimenti non serve. 
- Senza esagerare, per favore: non slogarmele.
- Come va?
- Funziona abbastanza: mi sento un po' meglio.
- Ci credo: ho imparato la tecnica dal massaggiatore della Giovanile Torino Calcio. 
- Sei del Torino?
- Ovviamente. A questo punto lui diceva sempre "respira". Perciò respira.
- Sto respirando.
- Bene, così. Ora conta le pecore e visualizza un cammello.
- Quali pecore?
- Quelle che devi visualizzare.
- Okay, le sto visualizzando. Ma cosa fa il cammello?
- Che ne so, cammina sull’orlo di un pozzo.
- E non cade?
- No, perché il padrone del pozzo lo butta giù con una pedata.
- E poi?
- Il padrone si sbilancia e cade nel pozzo.
- Che scena cretina. 
- Infatti lo scopo era farti ridere. Va meglio?
- Sì, un po' meglio. Grazie, Freddy, davvero.
- Hai mangiato?
- Non mi va di mangiare.
- Perché non vai a stare da tua madre?
- Non voglio che mi veda in questo stato.
- Sì, sei ridotta abbastanza male. Ti manca così tanto?
- Mi mancano.
- Ti mancano?
- Sì, mi mancano tutti e due. Stavo già malissimo per la mancanza di Emmanuel, ma non credevo che mi mancasse tanto anche Michele. L’ho lasciato io, non dovrebbe funzionare così. Sto impazzendo, le due cose sommate sono insopportabili.
- Kellermann junior è andato, mia cara, mettici una pietra sopra. Ma Kellermann senior mi sembrava abbastanza affezionato: non viene mai a trovarti?
- Sì, certo che viene. Passa da me più o meno una volta alla settimana; è venuto anche oggi. Mi porta delle provviste, si assicura che io stia bene, mi accompagna dal ginecologo, mi tratta come una vecchia amica. Finché c’è, comunque, mi sento serena: ma poi mi saluta con un bacio sulla fronte e se ne va, e a quel punto io mi sento soffocare.
- Crisi di panico, te l'ho detto: senza di lui hai paura. Dovevi pensarci prima, sorellina: certi treni passano una sola volta nella vita, e tu quel treno lo hai perso.
- Ma di che treno stai parlando? Non è che Michele per me fosse un treno, che ne so, una specie di occasione di carriera da prendere al volo. A me non interessa fare la mantenuta di lusso, non m'importa niente della villa e della piscina. Sto bene qui, in questa casetta di campagna.
- Mantenuta da lui, peraltro.
- Prima o poi mi manterrò da sola: ora non posso trovare un lavoro in queste condizioni.
- Dato il tuo attuale girovita, potresti provare a farti assumere come mongolfiera pubblicitaria.
- Grazie del complimento, eh.
- Non voleva essere un complimento.
- Comunque Michele è cambiato, non lo riconosco più: mi sembra che abbia cambiato anche lavoro, ma non me ne parla mai, come se non fossero affari miei. 
- Non lo sono, in effetti. Comunque sì, te lo confermo: ha cambiato lavoro.
- Da quel che ho capito si occupa solo saltuariamente della fabbrica di tessuti di Biella, s’è messo a fare il trader.
- Il broker, non il trader.
- Che differenza c’è?
- Te lo spiego in due parole: vedi cara, oggi un trader non può piazzare i suoi ordini direttamente, ma ha bisogno di appoggiarsi ad un broker finanziario o alla propria banca e chiedere a loro di effettuare un ordine di acquisto o di vendita. Le tipologie di ordini che possono essere emesse sono quasi tutte relative a titoli azionari o a futures: il mercato Forex non è facilmente accessibile da parte di un investitore privato. I principali ostacoli che un trader incontra oggi sono: difficoltà nell’ottenere informazioni sui prezzi aggiornati; difficoltà nell’effettuare operazioni: si può operare esclusivamente al telefono o recandosi fisicamente negli sportelli titoli delle banche; lentezza nel piazzare gli ordini: ci vuole qualche giorno e nel frattempo i prezzi possono oscillare e variare da quelli richiesti; costi elevati di spread e commissioni; assenza di strumenti di analisi e scarsità di informazioni macroeconomiche. Insomma, o fai parte del mondo della finanza, o è veramente difficile operare. E pensare che basterebbe creare una piattaforma di trading: con una connessione ad internet sarebbe possibile operare nei mercati con poche e semplici mosse. Ma siccome la piattaforma ad oggi non c’è, siamo costretti a ricorrere a un broker come il tuo Kellermann. Il ragazzo ha fiuto per i soldi, sorellina.
- Grazie della sintetica spiegazione. 
- La capacità di sintesi è uno dei miei pregi.
- Ma scusa, perché dici che quel treno l’ho perso?
- E me lo domandi? Sta con un’altra, se la scopa tutti i giorni, non ti basta? Non che sia una donna di gran classe: una bruna piena di curve, piuttosto volgare. Prima o poi dovrà decidersi a trovare una moglie alla sua altezza. Ma non è questo il punto, sorellina: il punto è che non vuole più stare con te, ti è chiaro? 
- Sì, certo che mi è chiaro. Ed è giusto così, perché l'ho lasciato io. Infatti non capisco cosa voglio da lui.
- Comunque dai, su col morale: viene a trovarti, ti considera una di famiglia, una specie di cugina di secondo grado, e questo è già qualcosa, no? Be', si può sapere perché piangi adesso?
- Lo fai apposta, vero, Freddy?
- Apposta cosa? Lo sai che mi piace essere sincero. 
- Lasciami in pace, non vedi che sto malissimo?
- Ci risiamo. Posso fare qualcosa per te? Qualcosa che so fare bene, intendo.
- Ti prego, no: c’è il bambino. Tu non hai il senso della misura, non voglio che mi nasca scemo. Quel genere di cose non si fa più per almeno qualche mese, capito?
- Come vuoi. Allora me ne vado, visto che non sono di alcuna utilità.
- No, per favore, resta.
- Cosa resto a fare?
- Ti prego, non voglio rimanere sola.
- E va bene, resto, ma cosa facciamo? Non sai nemmeno giocare a bridge, a parte il fatto che siamo solo in due. 
- In tre.
- Il bambino non conta, è ancora nella pancia. Be', se non altro è maschio: una buona notizia; e se prende dal padre, dovrebbe anche diventare un bel ragazzo. Un futuro tennista.
- Ah perché invece, se prende dalla madre...
- Non dico questo. Sei abbastanza carina anche tu, quando sei in forma. Mi sa che da te prende i capelli rossi: francamente, un tennista con i capelli rossi non s'è mai visto.
- Freddy, sul serio: non c’è proprio niente che ti piacerebbe fare con me, a parte il sesso?
- Non abbiamo molti argomenti in comune, sorellina.
- No, ma ci sarà pure qualcosa di cui ti piacerebbe parlare: io so ascoltare, lo sai.
- Parlare mi annoia a morte. Io sono un tipo di poche parole.
- E di molti elenchi.
- Adesso ti spiego una cosa, mia cara: chiacchierare è una perdita di tempo. Non spreco le mie energie per elaborare pensieri inutili da esprimere con parole: faccio prima ad imparare a memoria degli elenchi a casaccio e a recitarli. Tanto il risultato è lo stesso, credimi: nessuno ascolta nessuno.
- Hai detto una cosa abbastanza profonda, Freddy, lo sai?
- Boh, non lo so e non me ne importa niente.
- In ogni caso, grazie di averla condivisa con me.
- Prego. Comunque sì, c'è una cosa che vorrei fare con te, e non c'entra niente col sesso.
- Davvero? E quale?
- Mi piacerebbe che mi interrogassi.
- Interrogarti? Ho capito bene? 
- Che c’è di strano? Sei un’insegnante, fa parte del tuo mestiere interrogare.
- Sì, ma non te! E poi non sono un’insegnante. 
- Lo diventerai per forza, se vorrai mantenerti.
- Per carità, detesto l'ambiente della scuola. 
- Manchi totalmente di realismo, come al solito.
- Ad ogni modo sentiamo, di che materia vorresti essere interrogato?
- Di storia. Al liceo, dai Gesuiti, ero imbattibile, vincevo tutte le gare.
- Che razza di gare facevate dai Gesuiti?
- Di tutti i tipi: gare di date, gare di verbi greci, gare di matematica... Ogni volta c'era in palio una medaglia, e io ne ho vinte parecchie. Le date le sapevo a memoria e conoscevo nei minimi dettagli le strategie militari applicate in tutte le battaglie. Mettimi alla prova.
- Devo prendere un libro di storia, Freddy: io le date non me le ricordo tutte, conosco più che altro quelle della storia antica; e quanto alle strategie, ne so poco o nulla.
- Tipico delle donne. Prendi il libro, anche più di uno. 
- Ecco qua: un manuale scolastico di storia in tre volumi. È ancora quello del mio liceo: ho conservato molti dei miei libri di scuola.
- Anch'io. Sono pronto, dimmi una data qualsiasi.
- 1571.
- Troppo facile, dai: Lepanto, domenica 7 ottobre 1571. Ricordo tutto. 
- Cosa ricordi?
- Eravamo guidati da Don Giovanni d'Austria: da quell’ottimo stratega che era, aveva deciso di lasciare isolate in avanti, come esca, le sei potentissime galeazze veneziane, su una delle quali mi trovavo anch’io in veste di sottufficiale della Serenissima. Avevamo un ottimo movente noi veneziani: vendicare la morte di Niccolò Dandolo e l’orribile fine di Marcantonio Bragadin, martirizzato a Famagosta dalle belve di Lala Kara dopo torture e mutilazioni efferate. Era un bell’uomo, il nostro governatore, oltre che un rettore eccellente: non meritava una fine del genere. Aprimmo per primi il fuoco e facemmo strike: settanta navi degli infedeli colarono a picco come sassi. Quel cane ottomano di Alì Pascià tentò l'abbordaggio della nave di Don Giovanni per provare a ucciderlo, ed essendo in inferiorità numerica cercò di circondare la nostra flotta. Il suo tentativo però fallì e...
- Basta così. 371 avanti Cristo.
- Leuttra. 6 luglio, me lo ricordo come se fosse ieri: faceva un caldo asfissiante. Il clima della Beozia è di carattere più continentale di quello dell'Attica, a causa della conformazione del paese cinto da monti, i quali limitano l'influenza del mare. Le precipitazioni oscillano tra i 500 e i 700 mm., con massimi durante i mesi invernali. Leuttra si trova a poca distanza dalla pianura di Copaide, dove il caldo è malsano per le esalazioni dei tratti paludosi, e per giunta vi soffia uno speciale vento caldo calante dal Parnaso e dall'Elicona, responsabile secondo i Greci della lentezza di comprendonio dei Beoti, da cui anche il motto “porca Beozia”. Purtroppo per noi eravamo accampati in pieno luglio in quel posto di merda. Facevo parte del battaglione sacro tebano, composto interamente da coppie di gay.
- Cosa? Eri gay?
- Eh sì, per forza. Stavo con un certo Gorgida, mi toccava anche scoparmelo, ma per la patria questo e altro. La brillante idea era stata di Epaminonda, il quale peraltro, come sai, era stato corteggiato per mesi senza successo da Pelopida, che aveva ereditato una fortuna dal padre, ma poi aveva rinunciato a tutto per stare con lui. Girava per le strade di Tebe vestito da sfigato, si vergognava di essere nato ricco, ma era felice perché aveva conquistato l’amore di Epaminonda: questo dimostra una volta di più che l’amore rende stupidi. Epaminonda fu geniale in quella circostanza come in altre: schierò il battaglione sacro e le altre truppe scelte sulla sinistra, proprio di fronte al re spartano Cleombroto, disposte su cinquanta file: la cosiddetta falange obliqua. Il re spartano aveva intuito le nostre intenzioni e cercò di aggirarci, ma noi del battaglione gay lo prevenimmo con un micidiale attacco frontale e sfondammo le linee nemiche, finché...
- Va bene, perfetto. 1588.
- Una delle mie date preferite.
- Cos'è successo?
- Militavo al servizio di Elisabetta I all’epoca: ero attendente di Martin Frobisher, che Sir Francis Drake volle con sé nel tentativo di abbattere la potenza dell’Invencible Armada. Grazie alla sua astuzia evitammo l’abbordaggio, la mediocre tecnica di combattimento in cui erano specializzati gli Ispanici, e tenemmo in scacco la flotta di Medina-Sidonia imitando la tattica di Temistocle a Salamina: navi piccole e agili come topi tra gli elefanti. In quella circostanza dimostrammo al mondo la nostra superiorità tecnologica: l'affusto navale dei nostri cannoni permetteva un fuoco più veloce, preciso e disciplinato di quello dei cannoni spagnoli. Fummo fortunati in quell'agosto, o forse qualcuno lassù aveva deciso che la nostra regina eretica dovesse trionfare sull’Europa cattolica: tre violentissime tempeste si abbatterono sugli Spagnoli, la prima il 12 agosto al largo delle Isole Orcadi e Shetland, la seconda il 12 settembre...

24 dicembre, ore 23,30.

- ...Ero con Germanico nella selva di Teutoburgo quando, nel 15, volle recarsi personalmente a vedere i luoghi in cui le tre legioni di Quintilio Varo erano state massacrate, e poi, sconvolto da quello che aveva visto, si gettò all’inseguimento di Arminio. Il destino beffardo volle che io all'epoca fossi Flavo, il fratello di Arminio, soldato straordinariamente fedele ai Romani e privo di un occhio, perduto in seguito a una ferita sotto il comando di Tiberio. Mio fratello, da quel traditore rinnegato che era, chiese un colloquio a quattr’occhi con me, e Germanico glielo concesse. Mi portai sulla riva del fiume: Arminio fece allontanare gli arcieri romani sull’altra riva ed anche i capi germanici che lo accompagnavano, per poter parlare in relativa intimità con me; comunque dovemmo gridare, per poterci sentire da una sponda all’altra del fiume. Mio fratello era molto bello, biondo come me, e rimase colpito dallo sfregio al mio volto. Volle sapere quale compenso ne avessi avuto: io gli citai lo stipendio, la collana, la corona e gli altri doni militari, ma lui mi insultò per quegli insignificanti compensi alla mia servitù. Mi ricordò il valore sacro della patria, la nostra libertà, gli dèi della nazione germanica, le preghiere di nostra madre. Chiesi a gran voce cavallo e armi per poter combattere contro mio fratello, mentre Arminio inframmezzava agli insulti nella nostra lingua espressioni beffarde in latino. Venimmo allo scontro. Quell’infame serpente provò a ripetere il trucco della volta precedente e ci attirò verso una palude, ma Germanico schierò le legioni e riuscì a seminare il panico fra i nemici. Così ci mettemmo in salvo. Era un grande, Germanico. Quanto a me, fui orgoglioso di consegnare alla Romanità mio figlio Italico, il futuro re dei Cherusci.
- Magnifico, Frédéric. Sono senza parole.
- Grazie.
- Sono io che devo ringraziare te: stavo malissimo prima di ascoltarti, ora invece mi sento perfettamente serena.
- È normale, e sai perché?
- No, dimmi.
- Perché tutto questo è molto più appagante di una scopata, anche se per una donna il concetto è difficile. Consideralo il mio regalo di Natale.
- È un regalo bellissimo. 
- E adesso andiamo a dormire.
- Te ne vai?
- No, sono troppo stanco e non mi va di rovinare il Carrera: andrei a spappolarmi contro un muro. E poi non ho voglia di stare solo stanotte: questo è il secondo Natale da quando è morta mia madre. Il primo l'ho passato da solo e non è stato bello.
- Mi dispiace, Freddy. 
- Perciò dormo da te.
- Dove?
- Nel tuo letto, ovviamente. Ciascuno dal suo lato, come due vecchi amici. 
- Affare fatto. Sei bellissimo stasera, lo sai?
- Lo so, io sono sempre bellissimo: credo che sia la schizofrenia a mantenermi in forma.
- È quasi mezzanotte, fra poco arriva Babbo Natale.
- Svegliami quando precipita dal camino: occulteremo il cadavere in qualche modo.
- Buon Natale, Freddy.
- Buon Natale, sorellina.