Emmanuel - The broken diary - Quinta e ultima stagione - Fifth and Final Season

5.5. Lo stratega (A Michele non piace perdere)

Antonia Del Monaco Season 5 Episode 5

E' da un pezzo che abbiamo perso di vista Michele, il fratello maggiore di Emmanuel.

Impegnato per mesi nella ricostruzione di una nuova vita e nel tentativo di salvare la situazione economica della sua famiglia, l'uomo ha avuto poco tempo per occuparsi di Antonia, che non ha mai dimenticato. Nel frattempo, però, ha avuto modo di riflettere sui suggerimenti e sugli "indizi" fornitigli in sogno dal suo strano alter-ego demonico (si veda "Il sogno di Michele", parte della Quarta Stagione), e ha completamente cambiato look e modo di proporsi.

Perciò, quando torna a trovare Antonia (che nel frattempo è diventata mamma), lo stupore della donna è grande: a questo punto è lui ad avere le carte vincenti in mano.

Perché, se non si fosse capito, Michele non è un sentimentale come suo fratello: è un lucido stratega, e non gli piace perdere.

Gli interpreti sono Paolo Malgioglio e Elisa Gandolfi.

La colonna sonora è una cover di "L'avance" di Paolo Conte.

...

We have lost sight of Michele, Emmanuel's older brother, for a while now.

Busy for months in rebuilding a new life and trying to save his family's economic situation, the man has had little time to take care of Antonia, whom he has never forgotten. In the meantime, however, he has had the opportunity to reflect on the suggestions and "clues" given to him in dreams by his strange demonic alter-ego (see "Michele's Dream", part of the Fourth Season), and has completely changed his look and way of presenting himself.

Therefore, when he returns to visit Antonia (who in the meantime has become a mother), the woman's amazement is great: at this point he is the one who holds the winning cards in his hand.

Because, in case it wasn't clear, Michele is not sentimental like his brother: he is a lucid strategist, and he doesn't like to lose.

The interpreters are Paolo Malgioglio and Elisa Gandolfi.

The soundtrack is a cover of "L'avance" by Paolo Conte.

(Luglio 1997)

- Posso entrare?
- Entra pure, la porta è aperta.
- Ecco qua, ti ho portato una bella scorta di pannolini e delle scatolette per il gatto. Poi anche dei collant, perché ho visto che lavorando in giardino li strappi sempre.
- Sei un angelo.
- Un arcangelo, per la precisione. Scherzo, dove li metto?
- Mettili pure lì sul tavolo nell’entrata. Se hai sete c’è del tè freddo in frigo. Dove sei andato a fare la spesa?
- A quel supermercato che hanno aperto da poco a Castiglione. Detesto i supermercati, ma ho letto da qualche parte che loro sono un po’ diversi: per esempio il giovedì e il sabato vendono i prodotti a prezzo di costo per dare una mano alla gente che ha problemi economici. Una bella iniziativa, tutto sommato. Come sta il nostro piccolino?
- Benissimo. Vieni in salotto, siamo qui. Sei arrivato in tempo per la poppata.
- Davvero? Dai, che bello: posso stare a guardarvi?
- Certo, siediti vicino a noi. Ma cos’hai fatto ai capelli?
- Niente, li ho lasciati crescere un po’: non te n’eri accorta?
- È da un paio di mesi che non vieni a trovarmi, Michele: non te n’eri accorto?
- Lo so, ti chiedo scusa: ho avuto qualche problema in casa. Però mi sono fatto vivo tutti i giorni per telefono.
- Eh, almeno quello.
- Comunque i capelli erano già abbastanza lunghi quando ci siamo visti l’ultima volta, solo che tu non fai mai caso al mio aspetto fisico.
- Sì, ma il codino e la nuca rasata cosa mi significano?
- Mi piace tenerli lunghi nella parte alta della testa, ma se sono sciolti mi cadono in faccia e mi danno noia, così li lego.
- Ma l’orecchino e il bracciale di perle nere?
- Succhia come un pitone, il piccolo.
- Sì, ha sempre appetito. 
- È buon segno. 
- Non cambiare argomento: di chi è stata l’idea? Di Laura?
- Per la verità è stata mia. Volevo vedere come stavo. Un giorno mi sono detto: ma perché dev’essere un privilegio del secondogenito? E così ho provato. Certo su Emmanuel fa un altro effetto: lui è bello, biondo, ha i lineamenti regolari. Tutto il contrario dei miei.
- È proprio perché hai i capelli scuri e i lineamenti irregolari che stai benissimo, Michele. Il contrasto è molto sensuale.
- Lo so, me lo dicono anche le altre. 
- Le altre?
- Cioè, più che altro Laura.
Set point.
- Ma sul lavoro non ti crea problemi questo nuovo look?
- Ormai mi sono fatto un nome nel mio ambiente, le persone non badano al mio aspetto fisico. Dico i maschi.
- Perché quando stavamo insieme non hai mai avuto idee del genere?
- Non lo so, pensavo di piacerti com’ero.
- Infatti mi piacevi, ma adesso...
- Adesso?
- Fatti vedere: hai un sacco di muscoli nelle braccia e sul torace. Prima non ce n’erano così tanti. Fai palestra?
- Sì, un po’.
- E questo profumo?
- Ho cambiato dopobarba.
- Mi ricorda qualcosa.
- O forse qualcuno. Ma basta parlare di scemenze. Siete bellissimi da vedere in questo momento, sembrate un quadro del Rinascimento. 
- Lui è bellissimo, io no: sono in sovrappeso.
- È normale dopo una gravidanza. E poi, a parte i quadri di Botticelli e pochi altri, tutte le madonne sono in sovrappeso. L’ideale femminile di Botticelli è l’unico attuale, non trovi?
- Io adesso sembro una madonna di Rubens.
- Non esagerare. E poi avrai tutto il tempo di buttare giù quei chili di troppo, basta un po’ di ginnastica. Possiamo andare a correre insieme, se vuoi.
- Correre?
- Sì, facciamo un po’ di jogging.
- E il bambino?
- Andiamo a prendere la nonna e la lasciamo un paio d’ore a casa con lui. Che ne dici?
- È un’ottima idea: mia madre adora stare con il bambino.
- Come tutte le nonne.
- Però correrò piano, i sobbalzi mi danno fastidio per via del latte.
- Correremo pianissimo.
- Mi si sta sciupando il seno, vedi? È gonfio e bluastro. 
- Il tuo seno è bello anche così, però mi pare che si stiano formando delle piccole crepe intorno al capezzolo.
- Si chiamano ragadi.
- Non ti fanno male?
- Sì, mi fanno abbastanza male. Il dottor Fasano mi ha prescritto una crema, ma non l’ho ancora provata. È lì sul tavolo. 
- Se vuoi posso spalmartela quando cambi lato per la poppata: magari ti passa un po’ il bruciore.
- Sì, grazie. Da questa parte il latte è finito, sposto il bambino dall’altra. 
- Ecco qua: va massaggiata per farla penetrare.
- Hai un tocco delicatissimo. 
- Per forza, altrimenti rischio di peggiorare la situazione.
- Mi sembra che funzioni, sto già molto meglio. 
- E la depressione post partum?
- Quale depressione? Se devo essere sincera, in questo momento mi sento in paradiso.
(Silenzio)
- Ora lo mettiamo a nanna: ti aiuto io. Questo bambino è buonissimo, non piange mai.
- Sì, è davvero un bravo bambino.
- Il gatto è entrato nella culla.
- Lo so, lo fa sempre: si accovaccia ai suoi piedi e dorme con lui. Credo che sia anche per questo che è così tranquillo.
- Ma questo gatto da dove salta fuori? 
- Me lo ha regalato Emmanuel qualche tempo fa.
- Davvero? Che ragazzo imprevedibile.
- A proposito, hai sue notizie?
- Sta bene, non preoccuparti: la famiglia di Arianna lo ha affidato alle cure di un bravo analista di Siena che lo sta rimettendo in sesto un pezzo per volta. Naturalmente il conto lo paghiamo noi.
- Sì, questo lo sapevo già. Intendevo un’altra cosa.
- Cosa?
- Ha dato l’esame di Maturità?
- Ah già, che sciocco. Ho una grande notizia per te: l’ha superato brillantemente. Cinquantadue sessantesimi, un ottimo voto. 
- Davvero? Sono felice. Ma che aspettavi a dirmelo? Io non osavo chiedertelo.
- Scusa, mi era passato di mente. 
- Non posso crederci, Michele, non può esserti passato di mente, lo sai quanto ci tengo alla sua situazione scolastica: me ne sono occupata io per molto tempo. Ti avverto che non accetto facili ironie in proposito: ci tenevo veramente alla sua istruzione.
- Non chiuderti subito a riccio, non sto insinuando niente. Hai ragione, ho taciuto di proposito: ho sempre paura di toccare un tasto dolente.
- Fa male lo stesso, Michele, anche se non lo tocchi: ma ora che c'è il bambino mi sento molto meglio. Sono così contenta che abbia superato l’esame, è come se mi avessero tolto un macigno dallo stomaco. Grazie di avermelo detto. 
- Avrei dovuto dirtelo prima, scusami. 
- Sono preoccupata per lui, sai?
- Perché? Ti ho appena detto che sta bene.
- Non credo che possa stare davvero bene, dopo la morte di Jeff Buckley. Dev'essere stato un duro colpo per lui.
- Che c'entra Jeff Buckley?
- Non conosci tuo fratello, Michele, è evidente. Ma lasciamo perdere, cerchiamo di vedere il lato positivo delle cose: se non altro ha superato l'esame.
- Il problema è cosa farà adesso: mio fratello è troppo matto per qualsiasi lavoro. 
- Intanto potrà prendere tempo con l’università.
- Più che prendere tempo, direi perdere tempo: sceglierà qualche facoltà inservibile.
- Frequenterà a Siena o a Torino?
- Quasi certamente a Siena: credo che il suo trasferimento sia ormai definitivo, i genitori di Arianna lo considerano come un figlio e il fidanzamento è pressoché ufficiale. Mi sa che lo rivedremo poco, il mio fratellino.
- Forse è meglio così, date le circostanze.
- Forse, chissà. Confido nella concretezza di Arianna, mi è parsa una ragazza con la testa sul collo.
- Che ne sai tu della concretezza di Arianna?
- L’ho conosciuta.
- L’hai conosciuta? E non mi hai detto niente?
- L’hai conosciuta anche tu: neppure tu me lo avevi detto.
- Hai ragione, scusami.
- L’ho saputo da lei. Arianna sa che il bambino è figlio di Emmanuel: non è un dettaglio da poco, Antonia.
- Non devi preoccuparti, ci siamo messe d'accordo: manterrà il segreto con Emmanuel.
- Lo so. A tutti gli effetti lo avete tagliato fuori. 
- È meglio così, credimi.
- Su una base di menzogna non si può costruire niente di buono, Antonia, anche se è una menzogna detta a fin di bene. Però in questo caso c’è di mezzo il tuo equilibrio psichico, forse è meglio così. Almeno per ora. 
- Grazie di essertene reso conto.
- Come potrei non rendermene conto? Mi hai lasciato per questo. Comunque Arianna è una bella ragazza, solida, intelligente. Mi sembra la persona giusta per convincere mio fratello a iscriversi a una facoltà sensata, altrimenti finirebbe per scegliere qualcosa di stravagante e trendy tipo filosofia del buddismo zen o lingue del mar Caspio sud-occidentale o psicoterapia della mangusta in calore.
- In quest’ultimo ramo lo vedo bene. 
- Perché ti immedesimi nella mangusta.
- Spiritoso. Comunque Michele, seriamente: credi che tuo fratello potrebbe fare l’avvocato o il commercialista?
- Mio Dio, no: è ridicolo il solo pensiero.
- Il medico? Il notaio? Il farmacista?
- Assolutamente no.
- E cosa, allora?
- Forse il navigatore solitario. Ma è inutile pensarci adesso: i problemi vanno affrontati uno alla volta.
(Silenzio)
- Antonia, non so come dirtelo: la casa di Pecetto l’ho dovuta vendere. Era l’unico modo per salvare la villa di Bordighera, lo sai che la mamma ci tiene tanto. Abbiamo dovuto disdire anche l'affitto della baita di San Sicario, era diventato insostenibile per le nostre finanze. Anche per questo non mi sono più fatto vivo: dovevo seguire la vendita e stare dietro al trasloco, c’erano mobili, tappeti e quadri di valore da portare dall'antiquario, una persona seria che ha una galleria vicino a piazza Cavour. Li ha valutati e li sta mettendo all’asta.
- È quello per cui lavora il mio amico Collina?
- Tu non hai amici, Antonia; comunque credo che sia lui. Purtroppo le cose non vanno più così bene con il lavoro di papà, diversi clienti sono falliti e non pagano più i fornitori. Le cose stanno andando di male in peggio nell'economia italiana, nonostante i trionfalismi dei nostri inqualificabili politici.
- Mi dispiace, Michele: era una casa bellissima quella di Pecetto. Però hai fatto bene, stai già mantenendo questa casa e noi. Ti prometto che appena possibile mi cercherò un lavoro.
- Non preoccuparti assolutamente: questa casetta è carina ma modesta, nemmeno da paragonare all’altra come tasse e spese di mantenimento. Ce la faccio benissimo, e poi posso venirvi a trovare quando voglio senza che nessuno mi rompa le scatole: già solo questo vale la spesa.
- Io veramente pensavo che saresti tornato a vivere nella nostra villetta con Laura.
- Con Laura? Nemmeno per sogno: quella è la casa che avevo comprato per il nostro matrimonio.
- A proposito, come va con lei?
- Non male. È una cara ragazza, anche divertente a modo suo. Un po’ immatura, forse, ma in fondo ha quasi dieci anni meno di me.
(Silenzio)
- Perché sei diventata così pensierosa?
- Niente, è solo che...
- Vuoi sapere come va a letto con lei?
- No, non voglio affatto saperlo.
- Antonia, ragiona: non posso stare con una ragazza e non portarmela a letto, non credi? Sembrerebbe un po’ troppo strano.
- Certo. Però non credo che sia un grosso sforzo per te, altrimenti non ti travestiresti così per piacerle.
- È una ragazza attraente, perché dovrebbe essere uno sforzo? E poi che intendi per travestimento?
- Ma guardati come ti sei conciato: capelli vichingo-mode-on, giubbotto nero di pelle, camicia di Gant con cravattino regimental e Chelsea boots ai piedi. 
- Perché, non sto bene?
- Non è che non stai bene, è che questo mix sembra fatto apposta per attizzare le donne, o almeno un certo tipo di donne. Non è da te, Michele.
- A proposito di travestimenti, la diverte molto travestirsi, sai? Ogni volta è come andare a letto con una donna diversa. Ieri per esempio...
- Basta così, Michele: ti ho detto che non voglio saperlo. Mi sembra di spiarti dal buco della serratura, lo trovo sconveniente e disgustoso.
- Be’, addirittura disgustoso... 
- Disgustoso, sì.
- Comunque tutto questo non ha niente a che fare con l’amore: è solo un piacevole passatempo.
- Dicevi di non credere nell’amore, Michele. Dicevi che preferivi il voler bene.
- E infatti è così, Antonia: ma, come non si può amare a comando, così non si può voler bene a comando. Invece si può fare sesso a comando, o almeno io posso. È come andare in bicicletta.
Match point.
- Capisco. S’è fatto tardi: ti aspetteranno per la cena e poi dovrai andare in bicicletta con Laura, suppongo. Per questo ti sei vestito così, è l’abbigliamento ideale per pedalare. Va’ pure, non ti trattengo.