Emmanuel - The broken diary - Quinta e ultima stagione - Fifth and Final Season
E' disponibile su Amazon l'intero romanzo di Emmanuel:
Sono inoltre disponibili su Audible, sotto forma di audiolibro, la prima e la seconda parte del romanzo di Emmanuel:
Emmanuel - Il diario interrotto - Parte I (Il vento dentro)
Emmanuel - Il diario interrotto - Parte II (La metafora perfetta)
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Il romanzo è tratto da un diario autentico, scritto da un adolescente di cui si sono perse le tracce anni fa, che chiameremo per convenzione Emmanuel; il libro è ambientato nei primi anni '90. Emmanuel è un adolescente irrequieto, incapace di accontentarsi del molto che possiede e con una personalità borderline che lo porterà a fare esperienze intense e disordinate, alla ricerca di un "senso". In questa sua ricerca travolgerà diversi personaggi, tra cui Antonia, la fidanzata del fratello Michele.
Gli interpreti sono due bravi attori-doppiatori, Elisa Gandolfi e Paolo Malgioglio.
Emmanuel - The broken diary - Quinta e ultima stagione - Fifth and Final Season
5.7. Io non ti amo (Game, set and match, Mr. Kellermann)
Michele è un giocatore e sa quando è il momento di portare l'attacco decisivo: Antonia è sola, senza Emmanuel, piantata in asso da Frédéric, e deve allevare il suo bambino senza l'aiuto di nessuno.
E' il momento giusto per seguire i suggerimenti e gli "indizi" del suo alter ego luciferino (si veda "Il sogno di Michele", episodio della Quarta Stagione) e per rifarsi avanti con la più astuta delle strategie, utilizzata però a fin di bene.
Gli interpreti sono Paolo Malgioglio e Elisa Gandolfi.
La colonna sonora comprende una cover di "Oh My Lover" di PJ Harvey.
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Michele is a player and knows when to make the decisive attack: Antonia is alone, without Emmanuel, abandoned by Frédéric, and must raise her child without anyone's help.
It's the right time to follow the suggestions and "clues" of her Luciferian alter ego (see "Michael's Dream", an episode of the Fourth Season) and to come forward with the most cunning of strategies, used however for the greater good.
The interpreters are Paolo Malgioglio and Elisa Gandolfi.
The soundtrack includes a cover of "Oh My Lover" by PJ Harvey.
Io non ti amo
(agosto 1997)
Grazie, Michele: appoggia pure tutto sul tavolo. Sei molto gentile.
Non mi offri qualcosa?
Non so se te ne rendi conto, ma sono già quasi le otto. Non eri mai venuto da me così tardi. Capisco che lo hai fatto solo per portarmi la spesa e te ne sono grata, ma non voglio trattenerti oltre: dovrai uscire con Laura. Va’ pure, non farla aspettare.
Non mi aspetta nessuno: ho detto che andavo al Caprera. E poi Laura non sta bene.
Cos'ha?
Sono un po' preoccupato: dalle radiografie risulta un nodulo al seno. Siamo in attesa dei risultati della biopsia.
Oh no, povera ragazza: mi dispiace, spero che non sia niente di grave. Ma perché non sei a farle compagnia?
Ha preferito rimanere a casa con i suoi. È un po' scossa, è comprensibile, non vuole vedere nessuno.
Stalle vicino, Michele.
È quello che intendo fare.
Mi sento in colpa: hai mentito a lei e ai tuoi per venire a portarmi la spesa.
Tu non hai nessuna colpa. Era da tanto che non ci vedevamo, volevo avere tutta la serata per noi tre.
Per me e il bambino? Ma allora perché ti sei vestito così?
Ultimamente mi vesto sempre così, Antonia.
Lo trovo strano, Michele. Ed è strano anche che tu dica una bugia.
È solo una mezza bugia: domani sera al Caprera ci vado sul serio, con Frédéric. Abbiamo in programma anche un week-end in montagna, alle Deux Alpes.
Un week-end con chi?
Con Frédéric, non ti ricordi di lui?
Certo che me ne ricordo. Ma perché proprio Frédéric?
Così: siamo amici, no?
Ma che ci vai a fare in montagna con Frédéric? Ti pare normale?
Perché non dovrebbe essere normale, scusa? Da quando si è sposato lo vedo poco, sta quasi sempre in Svizzera con la sua contessa; perciò quando capita da queste parti ne approfitto per una sciata, una partita a tennis o a bridge. Che c’è che non va? Hai qualcosa contro di lui?
No, figurati.
E allora?
Ti ricordi quando ti ho detto che sei troppo positivo per vedere la negatività negli altri?
Certo che mi ricordo. Perché?
Niente, non puoi capire.
Mi fido del tuo intuito.
Eh, chiamiamolo intuito. Forse un giorno potrò spiegarti.
Avremo tempo per le spiegazioni. Ma non mangi? Ti porterei fuori a cena, ma devi stare a casa col bambino.
Sì, adesso mangio. Devo preparare qualcosa, non ho niente di pronto. Penso che mi farò una minestrina con le verdure dell’orto che ho raccolto oggi.
Una minestrina? Adoro la minestrina.
Davvero? E da quando?
Da sempre. Se vuoi ti faccio compagnia e ti aiuto a prepararla: ho una ricetta speciale.
Ma non ho niente di secondo.
Hai della pasta avanzata e delle uova?
Sì, quelle le ho.
Allora prepariamo la frittata di pasta: è buonissima.
E da quando sai fare la frittata?
Non sono sempre stato un manager in carriera, Antonia: potrà sembrarti strano, ma c’è stato anche un periodo in cui ero un bambino. Da piccolo gironzolavo spesso in cucina quando ai fornelli c'era nonna Carlotta.
È difficile immaginarti bambino.
Sì, lo so: me lo dicono tutti e non mi fa affatto piacere. In casa nostra il bambino è sempre e solo stato Emmanuel, come se nessuno si ricordasse che sono stato piccolo anch’io. In un certo senso hanno sempre dato per scontato che io dovessi sbrigarmi a diventare grande, come se la mia infanzia fosse solo un'inutile perdita di tempo.
Mi dispiace, Michele: solo adesso mi rendo conto di quante cose non so di te.
Non è facile saperle, sono abituato a nasconderle bene.
Nonna Carlotta è quella che Emmanuel non ha mai conosciuto?
Sì: è morta troppo presto, era malata di cuore. Mi piaceva aiutarla in cucina, e intanto imparavo un sacco di cose. Era una donna all’antica, di quelle che non buttano mai via niente e riciclano gli avanzi in modo geniale; mi diceva sempre che per mangiare da re bastano un po’ di pasta avanzata e qualche uovo, se uno sa cosa farci. Perciò fidati, non ti deluderò. Intanto prendiamoci un aperitivo.
Non ho aperitivi in frigo.
Sorpresa!
Una bottiglia di Dom Perignon? Sei matto, Michele, ti sarà costata una fortuna.
C’era uno sconto, ne ho approfittato. La agito e faccio saltare il tappo.
Attento a non centrare il gatto.
Cin cin, Antonia.
…
La cena era ottima: sei stato bravissimo.
Merito di nonna Carlotta. Ora laviamo i piatti e ce ne andiamo a nanna.
Mi faresti un favore? Mentre lavo i piatti, potresti andare in camera dal bambino e stare un po’ con lui? Sono sempre in ansia quando lo lascio solo.
Ci vado subito. Poi però tu ci raggiungi.
Faccio in fretta, i piatti sono pochissimi.
Ti sta bene quel camicione a quadretti bianchi e rossi.
Trovi? Non sembro una tovaglia da cucina ambulante?
No. Solo che dovresti togliere l’etichetta che penzola dietro.
Oddio, non l’ho tolta?
Eh no.
Quindi oggi, quando sono andata in giro col passeggino, avevo l’etichetta penzolante dietro?
Immagino di sì. È tipico della tua distrazione, Antonia. Poco male: dammi le forbici, te la tolgo io.
…
Eccomi qua, ho finito.
Mi porteresti lo champagne in camera? Ho ancora un po’ di sete.
Certo. Prendo la bottiglia e due bicchieri.
C’è un libro sul comodino: cosa stai leggendo?
Sant’Agostino, le Confessioni. Le rileggo direttamente in latino, adoro il suo stile.
Conti di riprendere con l’università?
Non lo so ancora, Michele.
Dovresti: eri molto brava.
Non pagano abbastanza; dovrò decidermi a insegnare.
A te non piace insegnare.
È l’unica cosa che so fare.
Puoi pensarci con calma: finché ci sono io che provvedo a voi due non hai bisogno di lavorare. Mi fai compagnia con lo champagne?
Non posso continuare ad approfittare di te, Michele. Lo champagne sì, grazie.
Sinceramente, Antonia, vorrei che ti dedicassi di nuovo ai tuoi studi: ero contento quando scrivevi quegli articoli complicati con tutti quei nomi assurdi. Io, con la mia mentalità da commercialista, mi sentivo completamente tagliato fuori, ma mi piaceva guardarti mentre eri tutta immersa nei tuoi libri.
Per me era come stare in mezzo a dei vecchi amici. Come frizza questo champagne, le bollicine mi fanno il solletico nel naso.
Perché ridi?
Così, non lo so, forse il solletico. Mi sembra tutto molto strano in questo momento, anche se…
Anche se?
Michele, aiuto: sto cadendo!
Cos’hai?
Mi gira la testa.
E questo ti fa ridere?
Sì, non so perché. Lo so che non è il momento, tanto più che sei preoccupato per Laura. Però è tutto così strano e buffo... Scusami, Michele, non so cosa mi prende.
Sei solo stanca, ridi per scaricare la tensione nervosa. Non stare lì in piedi, stenditi qua sul letto vicino a noi: con un buon sonno passa tutto.
Sì, grazie. Ma chi c'è qui, il bambino? L'hai messo nel letto grande?
Sì: siamo stati un po’ insieme ad aspettarti, abbiamo cambiato il pannolino bagnato e poi lui s’è addormentato qui. Così, quando vado via, non rimani sola.
È già molto tardi, Michele, non credi che...
Cosa, Antonia?
Sarai stanco anche tu, forse sarebbe meglio che ti fermassi a dormire da noi.
Sì, hai ragione, forse è meglio. Hai un divano letto?
No, ho solo questo letto.
E quindi?
Quindi cosa?
Non vorrai che io dorma sul tappeto.
Certo che no: dormi qui, nel letto.
Nel letto con te? Non se ne parla nemmeno, Antonia.
…
Cosa c’è? Cosa sono questi lacrimoni?
C’è che non ho nessun posto dove farti dormire. Questa casa è piccola, anche se è molto carina: c'è una sola camera da letto, a parte la cameretta del bambino. Devo comprare un divano letto, ma non ho i soldi. Torna pure alla tua villa, grazie della visita.
Il divano letto lo compreremo. Ascolta, se vuoi mi fermo qui: dormo vestito, prometto che terrò le mani a posto.
Non è certo un grosso sforzo per te.
Perché dici questo?
Perché sono sciatta e imbruttita.
Ma no, Antonia: sei solo in versione casalinga, diciamo così. Ora perché ridi di nuovo?
Che ne so, è tremendamente buffo pensare che io sono una tovaglia a quadri ambulante e invece il mio ex marito è diventato arrapante: non avrei mai pensato che questo potesse succedere, mai e poi mai.
Non ancora ex. Arrapante in che senso?
Mi prendi in giro? Ti presenti qui con il codino, l’orecchino, il braccialetto, i jeans aderenti, la camicia di Gant, il giubbotto di pelle nero, i Ray-Ban, tutto profumato e palestrato: cazzo Michele, non dirmi che non sai l'effetto che fa su una donna.
Da quando in qua dici cazzo?
Da quando mi sono ubriacata. Mi porta a galla tante cose.
La fraseologia di mio fratello, direi. Comunque non sono Ray-Ban, sono Persol.
Peggio ancora, sono più eleganti. Con me non l’hai mai fatto nemmeno nei primi tempi, quando ci siamo conosciuti: eri sempre in giacca e cravatta, tutt'al più maglione e pantaloni di velluto a coste. Ora perché ti presenti così? Lo fai per umiliare me che sono diventata grassa e ho l’etichetta penzolante?
Non piangere, dai: non voglio affatto umiliarti. E poi l'etichetta l'abbiamo tolta.
Invece sì, è umiliante.
Ma no, che umiliante… Dai, cosa posso fare per tirarti su di morale?
Forse un massaggio. Sei bravo a fare i massaggi.
Dimentichi che adesso c’è Laura.
Non trovare scuse: non c’è solo Laura, ci sono anche le altre. Mi prendi per scema? Non è solo per il trasloco che non ti sei più fatto vedere, credi che non l’abbia capito? Due mesi di trasloco, certo, come no: e il trasloco lo fai con il braccialetto, l’orecchino e il cravattino Kingsman di seta jacquard. Devi averne spostati di mobili, per farti venire tutti quei muscoli. Per di più mi dici che puoi fare sesso con chi ti pare: per te è come andare in bicicletta, no? Però con me non ci provi nemmeno, non vuoi neanche dormire con me. La verità è che non ti piaccio più: almeno ammettilo.
Antonia, io non so come dirtelo...
Non dirmelo infatti, mi offenderesti troppo. Hai ragione, sono diventata brutta, ma se spegni la luce non si vede.
Allora la lascio accesa, per due ottime ragioni: primo, non sei affatto diventata brutta; secondo, se hai bisogno di un massaggio devo vedere quello che faccio. Ora riporto il bambino nella sua cameretta: povero piccolo, dorme come un ghiro. Il gatto è entrato nella culla, come al solito.
È un ottimo gatto, il nostro Gino.
Si chiama Gino?
Sì, è il nome che gli ha dato Emmanuel.
Ecco fatto, bambino e gatto sistemati. Ora appoggia la schiena contro il cuscino e fammi sbottonare il camicione. È un po’ bagnato di latte, questo rende il tutto più interessante.
Non avevi detto che puoi fare sesso a comando?
No, Antonia, non con te. Mi dispiace, dovrai accontentarti del massaggio. Prendo la crema, mettiamo su anche un sottofondo musicale rilassante.
Cos’è?
Oh my lover. È di qualche anni fa, non credo che tu la conosca. Parla di una persona che ti assomiglia.
Mi assomiglia in che senso?
Poi te lo spiego. Lasciati andare, sei troppo tesa.
Questa musica non mi pare affatto rilassante, anzi, l'esatto contrario: la trovo eccitante. Ma da quando t’interessi di certa musica?
Da un po’.
Sei sicuro di essere tu? Non è che ti hanno sostituito con un sosia?
Fammici pensare: sì, hai ragione, devo essere il mio sosia. Più tardi ne parlo col mio alter ego e cerco di capire chi dei due è quello vero.
Come nell’Anfitrione di Plauto?
Sì, esatto.
Sul serio Michele, ma che ti succede?
Antonia, forse non te ne sei resa conto, ma ho passato qualche notte insonne negli ultimi mesi e ho avuto moltissimo tempo per pensare. La camera di mio fratello era aperta e c'erano i suoi dischi sullo scaffale. Rilassati, non irrigidire così i muscoli.
Quindi hai ascoltato i suoi dischi?
Sì, ne ho ascoltato qualcuno, giusto per rendermi conto di chi sia mio fratello.
E lo hai capito?
No.
Posso scioglierti i capelli?
Certo.
Oddio, Michele, come sei sexy.
È che sei sbronza, Antonia. Sta’ giù, non pensare a niente. Ferma con le mani. Massaggiamo bene questo pancino: dopo una gravidanza e un parto ne ha diritto.
Scusami, ho addosso dei mutandoni bianchi davvero terribili, non ho pensato di cambiarli.
Non siamo mica qui per fare sesso. E poi li trovo molto intriganti, nella loro castità.
Michele, quella però non è la pancia.
Certo che è la pancia. Ora girati, tocca alla schiena.
Quella però non è la schiena.
Come no? Il confine della schiena. Rilassati, sorellina.
Come mi hai chiamata?
Niente, rilassati.
Come faccio a rilassarmi? Posso sbottonarti la camicia?
No. Non distrarmi. Sei troppo tesa, rimettiti supina.
Come si slaccia questa cintura?
Giù le mani dal massaggiatore. Respira profondo, chiudi gli occhi e visualizza un triangolo isoscele.
Tu sei pazzo, Michele: sei uguale a tuo fratello, siete due pazzi voi Kellermann.
Era ora che te ne sei accorgessi, Antonia.
Tu però sei pazzo di una pazzia più matta.
Una pazzia più matta: concetto interessante, meritevole di approfondimento.
Sì, ma non adesso che sono ubriaca. Sei sicuro che non possiamo farlo?
Assolutamente sicuro. Apri le braccia, così, con le palme all’insù.
Strano, perché a me sembra che lo stiamo già facendo.
È solo la tua immaginazione, Antonia. Ora piega le ginocchia e allarga le cosce.
…
Sai cosa pensavo?
No, dimmi.
Che se non fosse successo tutto questo non avrei mai scoperto che si vive bene anche senza la villa in collina, con la minestrina dell’orto e il gatto di mio fratello. Sono stato fortunato a scoprirlo.
Questo è bello da parte tua, Michele, ma tu appartieni a un altro mondo e non puoi abbandonarlo; non sarebbe giusto e non te lo permetterei: è il tuo mondo.
Non ho nessuna intenzione di abbandonarlo, anche perché non posso lasciare soli mio padre e mia madre. E neppure Laura, specialmente in questo momento.
Sì, devi starle vicino. Lei è la ragazza giusta per te: ero io che ero fuori posto. I tuoi si staranno chiedendo cosa aspetti a divorziare.
I miei devono imparare a non ficcare il naso nelle faccende che non li riguardano. Non ho nessuna fretta di divorziare.
Nemmeno io, ma sarebbe logico.
Vedremo. Per il momento no.
Come vuoi, Michele.
Alla fine, se ci pensi, la soluzione era semplice: bastava invertire i ruoli.
In che senso?
Nel senso che ora la donna ufficiale è Laura e quella clandestina sei tu.
Come sarebbe invertire i ruoli? Laura prima era la tua donna clandestina?
No, ma le sarebbe piaciuto esserlo.
È sempre stata innamorata di te. Del resto aveva solo quindici anni quando stavate insieme, era impossibile che ti dimenticasse.
Ci ha provato diverse volte anche quando eravamo fidanzati, sai? E anche dopo.
E me lo dici solo adesso?
Figurati che una volta me la sono ritrovata nel letto dopo una festa.
Ah ecco. E naturalmente ne hai approfittato.
No, non ne ho approfittato: non era il momento, eri appena andata via.
Ero appena andata via e tu facevi festa?
Non io, i miei: era il loro anniversario di matrimonio.
Capito. E le altre?
Non ci sono altre.
Non riesco a crederti.
Sono sincero. Comunque mi viene da ridere, sai?
Perché?
Non capita tutti i giorni di inventare un pretesto per poter tradire l’amante con la propria moglie. Buffo, no?
Buffo, sì, ma non è corretto: ora sono io la tua amante. È il ruolo perfetto per me, lo preferisco di gran lunga a quello di moglie.
Come fai ad essere così infantile, Antonia? Sembra che la cosa ti diverta.
Sono felice, Kellermann: la felicità fa tornare bambini.
Davvero sei felice? Non ti manca mio fratello?
Tuo fratello mi mancherà per sempre, lo sai.
Questo dovrebbe darti un po' da riflettere, Antonia, non credi?
No, non credo. È inutile rifletterci. Per fortuna ho suo figlio, è un po’ come riavere lui.
Se permetti non è esattamente la stessa cosa. Comunque manca anche a me, è troppo tempo che non lo vedo.
Non pensiamoci adesso, concentriamoci sul nostro ruolo: dimmi che sono la tua amante segreta.
Sì, sei mia moglie e la mia amante segreta.
Perché non sposi Laura? I tuoi sarebbero contenti e lei sarebbe al settimo cielo. Io mi accontenterei del mio nuovo ruolo.
Antonia, ascoltami: rispetto il vostro punto di vista, ma bisogna che ve ne facciate una ragione. Prima o poi dovrò chiarirmi con i miei e anche con lei.
Che intendi dire?
Io voglio bene a Laura, ma non è la donna della mia vita. Le resterò accanto finché avrà bisogno di me, ma questo non cambia le cose.
Neppure io sono la donna della tua vita, Michele: ho dimostrato fin troppo bene di non esserlo.
Può darsi. Aspetterò fino al giorno in cui potrò incontrarla, questa fantomatica donna della mia vita, ma fino ad allora non mi risposerò mai più.
Come preferisci. Però puoi venirmi a trovare tutte le volte che vuoi: qui siamo ben nascosti.
Come due ragazzini in un fienile.
Sì. Perciò va tutto bene.
Devi sapere una cosa, però: io sono abituato a fare regali costosi alle mie amanti.
Le tue amanti?
Sì, dico in generale: in questo momento ne ho solo una, e sei tu. Temo che sarai costretta ad accettare i miei regali. Apri questo cofanetto.
Michele, sei impazzito? Questo braccialetto è una favola!
Mettilo, dai.
Ma questi sono diamanti, non sono adatti a me… Guarda, le mie mani sono bruttissime, tutte rovinate dal bucato, non ho nemmeno lo smalto. E poi non saprei neppure dove conservarlo: non ho una cassaforte.
Facciamo così: lo indosserai solo quando sei con me. Poi lo custodiremo al sicuro, ci penso io. Ora mettilo, Antonia, per favore.
Le tratti tutte così le tue amanti?
Tutte, nessuna esclusa.
Michele, vorrei che fosse chiaro che io non sono in vendita: puoi fare l’amore con me tutte le volte che vuoi, non c'è bisogno di pagarmi. Grazie di questo regalo, è meraviglioso, ma non posso accettarlo.
Non sto affatto cercando di comprarti. Non l’ho mai fatto, perché dovrei farlo adesso?
Prima era diverso: eravamo fidanzati, poi sposati, non avevi bisogno di comprarmi.
Non ti sto comprando, Antonia: ti sto solo abituando al tuo nuovo ruolo di amante.
Non è facile, anche se è quello che voglio.
Perché?
Non so… Mi dà un po’ fastidio pensare che fai sesso anche con le altre. Lo so che è inevitabile, ma per favore, non parlarmene più: fa’ quello che vuoi con chi vuoi, basta che non me ne parli.
Va bene, non te ne parlerò più.
L’unica cosa che ti chiedo è di non lasciarmi sola.
Io non ti lascio sola, Antonia: sto combattendo contro tutto il mondo per stare con te. Sto combattendo soprattutto contro di te: tu sei la peggior nemica di te stessa.
Lo so.
Sono rimasto completamente spiazzato, credimi: ci ho messo parecchi mesi per recuperare il controllo della situazione. Ho dovuto accettare la logica della follia, perché voi siete tutti pazzi, Antonia, dal primo all’ultimo: non potevo essere l’unico sano di mente. Io non ho mai pensato di stare con due donne: è contro tutti i miei principi e anche contro i miei desideri; ma se per poterti rimanere accanto devo stare con un’altra, lo farò. Lo sto già facendo.
Io non ti amo, Kellermann.
Lo so: sarebbe stato tutto più semplice se tu mi avessi amato, ma così sono costretto ad arrangiarmi come posso.
Io non ti amo, Kellermann: ti adoro.
Per fortuna neppure io ti amo, altrimenti sarebbe un problema per me stare con un’altra donna.
Domani devi alzarti presto?
Scusa, in che senso ti adoro?
A che ora devi alzarti?
Devo essere a Caselle alle sette, ho un appuntamento a Francoforte. Ma non importa, non me ne frega niente.
Allora fallo ancora, Michele. Fallo come ti pare, a me piace comunque.
Perché fallo? Facciamolo.
Per favore, ti rimetti la camicia e la cravatta? Mi piace guardarti mentre ti spogli.
Non capisco, Antonia: non eri mai stata così calda, o almeno non con me. Piccola crisi di ninfomania oppure ti sono mancato?
Mi sei mancato tanto, non sapevo come dirtelo; ho riempito il vuoto come potevo, ma è stato umiliante, credimi.
Ti credo.
E in più sei tremendamente attraente: come ho fatto a non accorgermene prima?
È che sei sempre stata molto distratta, amore.
Senti la mia proposta, se ti va: ora lo rifacciamo, poi dormi un pochino, poi lo rifacciamo di nuovo, poi dormi di nuovo e così via.
E andiamo avanti così tutta la notte?
Sì, tutta la notte.
Domani sarò completamente rintronato, ma pazienza. Però adesso, se vuoi che mi rimetta la camicia e la cravatta, indossa questo braccialetto.
È un ricatto?
In piena regola.
E va bene. È bellissimo, ma guarda come stona con le mie mani: sembrano quelle di una lavandaia.
Penseremo anche alla manicure. Ecco fatto: ora scioglimi la cravatta e sbottonami la camicia.
Che mi succede? Mi sento tutta strana…
Lo vedo.
Dev’essere questo profumo... che profumo è?
Bergamotto, pepe, legno di sandalo eccetera eccetera.
Mi manda fuori di testa.
Tu sei davvero un po’ ninfomane, lo sai, amore? È meglio che la tua ninfomania la sfoghi con me. Considerami la tua rete di sicurezza.
Sì, Michele, è meglio, molto meglio. La rete va benissimo. Grazie di esserci.
Te l’avevo detto che avrei trovato una soluzione, Antonia.
Game, set and match, Mr. Kellermann.