Emmanuel - The broken diary - Quinta e ultima stagione - Fifth and Final Season
E' disponibile su Amazon l'intero romanzo di Emmanuel:
Sono inoltre disponibili su Audible, sotto forma di audiolibro, la prima e la seconda parte del romanzo di Emmanuel:
Emmanuel - Il diario interrotto - Parte I (Il vento dentro)
Emmanuel - Il diario interrotto - Parte II (La metafora perfetta)
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Il romanzo è tratto da un diario autentico, scritto da un adolescente di cui si sono perse le tracce anni fa, che chiameremo per convenzione Emmanuel; il libro è ambientato nei primi anni '90. Emmanuel è un adolescente irrequieto, incapace di accontentarsi del molto che possiede e con una personalità borderline che lo porterà a fare esperienze intense e disordinate, alla ricerca di un "senso". In questa sua ricerca travolgerà diversi personaggi, tra cui Antonia, la fidanzata del fratello Michele.
Gli interpreti sono due bravi attori-doppiatori, Elisa Gandolfi e Paolo Malgioglio.
Emmanuel - The broken diary - Quinta e ultima stagione - Fifth and Final Season
5.9. Incontro - Parte II (L'onda anomala: Emmanuel rivede Carlos e suo fratello)
Tornato a Torino dopo più di un anno di assenza, Emmanuel incontra per caso il suo vecchio amico Carlos, compagno di avventure sessuali con Michelle detta Gerti: l'imbarazzo è grande per il ragazzo, che vuole credere di aver chiuso definitivamente con quel passato, mentre in Carlos prevale la felicità per l'amico ritrovato.
Subito dopo Emmanuel tronca gli indugi e, visto che i suoi non si decidono a parlargli di suo fratello Michele, va a trovarlo al circolo sportivo. Ma Michele è molto cambiato, e alla fine riserva ad Emmanuel la più inaspettata delle sorprese.
L'interprete è Paolo Malgioglio.
La colonna sonora comprende una morna tradizionale capoverdiana e un brano di "Paranoid Android" dei Radiohead.
...
Back in Turin after more than a year of absence, Emmanuel accidentally meets his old friend Carlos, companion of sexual adventures with Michelle called Gerti: the embarrassment is great for the boy, who wants to believe he has definitively closed with that past, while in Carlos the happiness for the friend he found prevails.
Immediately after Emmanuel cuts the hesitation and, since his parents do not decide to talk to him about his brother Michele, he goes to visit him at the sports club. But Michele has changed a lot, and in the end he reserves the most unexpected of surprises for Emmanuel.
The interpreter is Paolo Malgioglio.
The soundtrack includes a traditional Cape Verdean morna and a song from "Paranoid Android" by Radiohead.
Sto passeggiando lungo il viale, quando sento una mano pesante posarsi sulla mia spalla. Mi volto incazzato pensando ad un tossico: invece è Carlos.
Non è cambiato per niente, io sì. Mi guarda negli occhi:
Sei proprio tu?
Ehi, ciao.
Come stai?
Benissimo.
Sono contento.
Mi afferra per le spalle.
Cazzo, ma fatti guardare: sei sempre più bello, principe.
Mi urta i nervi sentirmi apostrofare così, per di più con quella cadenza tra il creolo e il lusofono.
Ti sei tagliato i capelli. Stai benissimo, ma è un peccato.
Non ho nessuna voglia di mandare avanti questa conversazione, dentro di me si agita un misto di emozioni opposte e quella che prevale su tutte è un bisogno urgente di mettere una pietra sopra il passato; soprattutto quel passato.
Mi sono fidanzato. mi affretto a dire Lei è una brava ragazza, di buona famiglia. L'ho conosciuta l'estate scorsa.
Questa sì che è una notizia. Come si chiama?
Arianna.
Arianna: proprio un nome da principessa. Era ora che ti trovavi una ragazza come si deve.
Sono tentato di correggergli il congiuntivo. Invece gli chiedo:
E tu?
Normale, come sempre. Cioè, l'unica cosa è che ho avuto paura per te.
Mi pare di provare un po' di tenerezza. Gli appoggio una mano sul braccio:
No, è tutto a posto, davvero.
Vorrei andarmene, lui se ne rende conto, ma è troppo il desiderio di trattenermi. Passeggiamo per qualche minuto l'uno accanto all'altro. Sono teso, nervoso. Lo osservo con la coda dell'occhio: i soliti dreadlocks neri, folti e ben curati, occhiali da sole a specchio, filo di perline bianche e nere al collo, t-shirt blu senza maniche che mette in risalto la sua muscolatura di mogano, aloni di sudore sotto le ascelle, blue jeans sdruciti, scarpe da ginnastica logore di una marca qualsiasi. Mi guardo intorno e spero che nessuno ci veda.
Adesso lavoro per una nuova impresa, una di San Mauro che costruisce case in prima cintura. Mi hanno detto che ha a che fare con tuo padre.
Ah.
Lo stipendio però non è gran che. Arrotondo la sera, nei locali: c’è una grande richiesta di spogliarellisti maschi.
Non dicevi che non lo avresti mai fatto?
Non volevo, ma sembra che ormai ti paghino solo per cose del genere. Con i soldi che ho guadagnato mi sono comprato uno stereo di qualità, non come quello che avevo prima, che la tua musica si sentiva malissimo.
Mi fa piacere per te.
Se non altro ho trovato un locale dove suonano dal vivo la morna.
Canticchia nella sua lingua incomprensibile una melodia piena di sodade, quello strano struggimento senza disperazione tipico della sua terra. Più tardi ho scoperto che si tratta di una canzone famosa dalle sue parti; ti trascrivo il testo della prima strofa, dottore, quella che lui stava cantando, e ti lascio il divertimento di tradurtela da solo, se ne avrai voglia:
Sol disponta di manhazinha
Êl bem ilumina és bô carinha
Carinha di santa, santa sem altar
Bôs fonte de luz, dos fonte na bô olhar.
Mayra come sta? gli chiedo.
Bene. Ha preso un altro gatto, bianco e nero, con un occhio solo.
È una cara ragazza: salutamela.
Senz'altro, principe.
C'è un lungo silenzio fra noi.
L'hai più vista? butto lì.
No. E tu?
Ho chiuso con lei.
Ho saputo che non sta bene.
Sento un colpo al cuore, durissimo per la verità.
Non sta bene? In che senso?
Mi hanno detto che è svenuta durante uno spettacolo, mentre era in tournée a Berlino.
Davvero? Ma ora dov'è?
È tornata a Roma dai suoi. Non danza più.
Resto per alcuni minuti in silenzio, stringendo il mancorrente della ringhiera di ferro battuto fino a farmi venire le nocche bianche per lo sforzo. Mi stupisce l'intensità del mio star male.
Per te è meglio così, riprende Carlos se hai chiuso con lei hai chiuso anche con tutto il resto.
Fingo di non aver capito.
Il resto?
Tace imbarazzato.
Ah, ho capito: vuoi sapere se ho smesso di farmi. Sì, ho smesso: merito di Arianna anche questo.
Meno male.
Un altro pesante silenzio. Faccio qualche passo e mi fermo a guardare il panorama, appoggiandomi ad una balaustra. Lui si mette al mio fianco e si appoggia a sua volta, di schiena.
Tu adesso sei messo proprio bene: son contento per te, te lo meriti. Ma se non sai cosa fare… voglio dire, sentiamoci qualche volta, sempre se ti va. Tieni, questo è il mio nuovo numero di cellulare. Se c'è qualcosa che posso fare per te, qualsiasi cosa…
Intasco il biglietto fissando un punto all’orizzonte.
Perché no? Magari qualche ripetizione.
Ripetizione?
La sua espressione contratta si distende in un largo sorriso:
Vuoi dire le birre speciali? Ho scoperto tre nuove ungheresi, una trappista olandese a bassa fermentazione… E poi le irlandesi: favolose, proprio il tuo genere.
Lo interrompo.
No, intendevo piuttosto astronomia.
Astronomia?
La notte di San Lorenzo. Sai, le stelle cadenti.
L'animo umano è una sentina di bassezze che non chiedono altro che un'occasione per venire a galla. Non so perché gli ho detto una cosa così stupida e cattiva: mi è salita direttamente dalla fogna del cuore.
Accusa il colpo con molta dignità. Poi dice soltanto:
Questa non me la meritavo, principe.
Si volta e fa per andarsene.
Scusami. gli dico precipitosamente Davvero, scusami, non so cosa mi è preso.
Mi guarda deluso, senza risentimento.
Avrei dato la vita per te, principe. E non dirmi che non l'avevi capito.
Mi volta le spalle e s'incammina lungo la discesa a passi pesanti. Non faccio niente per trattenerlo. Rimango immobile, lo guardo allontanarsi, sparire in fondo al viale. Dopo qualche secondo mi riscuoto e corro a cercarlo.
Carlos!
Non c'è più, è come se la strada l'avesse inghiottito.
Risalgo in macchina di pessimo umore.
Raggiungo subito mio fratello al circolo: ho una gran voglia di rivederlo, il mio fratellone sano di mente. Sta giocando a tennis con degli amici. Mi avvicino a lui con le mani in tasca e un sorriso di circostanza.
Ehilà, chi si vede! esclama. Immediatamente pianta lì la partita e corre ad abbracciarmi.
Rimango interdetto: mi aspettavo di trovarlo un po’ cambiato, ma non così tanto. Ha i capelli lunghi riuniti in un codino di cavallo fermato da un elastico bianco, la nuca rasata come uno studente di Yale, un piccolo e preoccupante orecchino al lobo sinistro, una catenina d’oro al collo, un triplo bracciale di perle nere e marroni con un fermaglio d’oro al polso: tutto questo contrasta in modo stridente con il suo aspetto inequivocabilmente maschile e con l’eleganza del suo abbigliamento sportivo, dandogli un aspetto a metà tra un samurai e un pirata di alto rango. Mi accorgo per la prima volta che mio fratello può essere un soggetto ambiguo: fatico a mascherare lo stupore.
Com’era prevedibile, non è in piena forma: lo trovo troppo dimagrito, il viso che sembra disegnato da Tiziano Sclavi, ma sempre abbronzatissimo, dinamico e reattivo; la Lacoste bianca gli mette in risalto le spalle e le braccia, più muscolose del solito: la palestra, per molti maschi, è un efficace antidoto alla depressione. Il suo umore però mi sembra ottimo: evidentemente ha superato in fretta la crisi. Questo mi rasserena e mi delude nello stesso tempo.
Mi riscuoto dallo stupore e scambio con lui qualche chiacchiera di circostanza, evitando qualsiasi argomento serio e dribblando ogni allusione al suo matrimonio. Naturalmente torniamo a casa insieme.
A tavola, la sera, la famiglia è di nuovo al completo e sembra regnare la più assoluta normalità. Nessuno fa il nome di Antonia: è come se lei non fosse mai esistita nella nostra vita. È semplicemente scomparsa, come la filatrice. Comprendo che è una strategia per evitare a mio fratello penosi ricordi, ma nonostante tutto ci rimango malissimo. Un nodo mi serra la gola: la cena preparata da Teresa è ottima come sempre, ma quasi non tocco cibo; Michele invece mangia di buon appetito e chiacchiera vivacemente con i miei. Sono sempre più stupito dalla sua capacità di buttarsi il passato alle spalle.
Il viaggio e lo stress emotivo mi hanno stancato molto: auguro la buona notte ai miei subito dopo cena, telefono di nuovo ad Arianna e faccio per entrare in camera. Da quell'idiota che sono, non avevo previsto l'effetto che mi avrebbe fatto rivedere il nostro letto.
Vedo Michele attraverso lo specchio della mia camera, pronto ad uscire con la sua nuova fiamma. Sento il suo profumo di dopobarba, lo guardo abbottonarsi un polsino, osservo inebetito il contrasto fra i capelli lunghi scuri e l’impeccabile eleganza della camicia bianca. Accompagna il rito della vestizione con un sottofondo musicale che mi colpisce: mio malgrado, non posso fare a meno di ascoltare quel fraseggio disarticolato frammentato in quattro distinti movimenti, i tappeti elettronici che cedono ad arpeggi di chitarra e sfociano in un riff punk, il falsetto straniato e acido del cantante. Resto letteralmente incantato dall'improvviso passaggio ad un ritmo lento, con le armonie che formano una progressione di accordi ad anello simile ad una passacaglia barocca. Poi un tremendo strappo di chitarra elettrica e di nuovo un tuffo dentro la follia, con il quattro quarti alternato ad un delirante sette ottavi. Puro genio. Più tardi ho scoperto che si trattava di Paranoid android. Mio fratello ascolta i Radiohead: devo essere finito nel film sbagliato.
Resto appoggiato allo stipite della porta come un ebete; all'improvviso Michele si accorge di me e mi chiama. Mi volto, i miei occhi sono due pozzi di disperazione.
Subito si avvicina e mi stringe fortissimo. Le braccia mi penzolano inerti lungo i fianchi, sono paralizzato dallo stupore. Poi mi allontana un po' da sé e mi infila un biglietto nel taschino della camicia:
Il suo nuovo indirizzo.
Rimango così interdetto che non riesco neppure a chiedergli suo di chi.
La troverai un po' cambiata, ma questo non è un problema per noi due, giusto?
Vorrei articolare una domanda, ma dalla bocca aperta non mi esce alcun suono.
Mi stringe virilmente le spalle:
Coraggio, fratellino: dimostra che sei un uomo.
Mi abbraccia di nuovo e mi sussurra all’orecchio:
Sto andando da lei, non dirlo a nessuno.
Si dirige verso la porta. Sulla soglia si volta sorridendo:
Parola di scout, eh?
Mi fa il saluto di San Giorgio all'americana, con il braccio destro ad angolo retto, l'indice, il medio e l'anulare tesi, il mignolo ripiegato sotto il pollice e il palmo rivolto in avanti. Ripeto meccanicamente il gesto.
A proposito: bel colpo, quella Arianna. Quando la lasci fammi un fischio, okay? Tanto fra voi due non dura.
Mi strizza l’occhio e se ne va.
Non so per quanto tempo rimango impalato in mezzo al corridoio a fissare la porta. Poi riesco a fatica a formulare un pensiero di senso compiuto: mio fratello non è più sano di mente di quanto lo sia io, anzi, se possibile è ancora più squinternato. Stava insieme in qualche modo per forza d'inerzia, ma la rottura con Antonia lo ha fatto detonare mettendo a nudo la sua vera natura, come se uno avesse premuto un pulsante e dalla scatola fosse schizzato fuori un jack-in-the-box con il sorriso di Pennywise: Come on, bucko, don't you want her new address?
Vacillo, destabilizzato dalla rivelazione, e comprendo una strana verità: se la psiche umana è sempre un mistero, quella di un Kellermann è oscura e profonda come gli abissi del mare, altrettanto insondabile.