Emmanuel - The broken diary - Quinta e ultima stagione - Fifth and Final Season
E' disponibile su Amazon l'intero romanzo di Emmanuel:
Sono inoltre disponibili su Audible, sotto forma di audiolibro, la prima e la seconda parte del romanzo di Emmanuel:
Emmanuel - Il diario interrotto - Parte I (Il vento dentro)
Emmanuel - Il diario interrotto - Parte II (La metafora perfetta)
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Il romanzo è tratto da un diario autentico, scritto da un adolescente di cui si sono perse le tracce anni fa, che chiameremo per convenzione Emmanuel; il libro è ambientato nei primi anni '90. Emmanuel è un adolescente irrequieto, incapace di accontentarsi del molto che possiede e con una personalità borderline che lo porterà a fare esperienze intense e disordinate, alla ricerca di un "senso". In questa sua ricerca travolgerà diversi personaggi, tra cui Antonia, la fidanzata del fratello Michele.
Gli interpreti sono due bravi attori-doppiatori, Elisa Gandolfi e Paolo Malgioglio.
Emmanuel - The broken diary - Quinta e ultima stagione - Fifth and Final Season
4.5. Tutti i toni di un addio - Parte III (Le verità nascoste di Antonia vengono a galla)
L'interminabile addio di Antonia e Michele prosegue con il tentativo dell'uomo di estorcere alla donna la verità: ma sono troppe le verità non dette di Antonia, e tutte molto pesanti. Non appena qualcuna di queste verità viene allo scoperto, Michele ha una reazione di rabbia e di sdegno che non riesce a controllare.
Gli interpreti sono Elisa Gandolfi e Paolo Malgioglio.
La colonna sonora comprende cover di "The Heart Asks Pleasure First" di Michael Nyman.
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Antonia and Michele's endless farewell continues with the man's attempt to extort the truth from the woman: but there are too many of Antonia's unspoken truths, and all of them are very heavy. As soon as some of these truths come out, Michele has a reaction of anger and indignation that he cannot control.
The interpreters are Elisa Gandolfi and Paolo Malgioglio.
The soundtrack includes covers of "The Heart Asks Pleasure First" by Michael Nyman.
III. Dell’eccesso di positività
- Ma cos’hai? Tremi tutta. Resta seduta, ti porto qualcosa da bere. Non muoverti.
- Non è niente, mi gira solo la testa.
- Tieni, un po’ di tè alla pesca ti farà bene. Bevi piano, così. Va meglio adesso?
- Sì grazie, mi sento molto meglio.
- Hai sentito il dottor Fasano? Ti sei fatta visitare?
- Certamente: è lui che mi ha confermato la gravidanza.
- E cosa dice?
- Che per il momento è tutto nella norma.
- Vuoi stenderti sul letto? Ti porto in braccio.
- Michele, allora non hai capito: io su quel letto non ci tornerò mai più. Voglio andare via, devi fartene una ragione.
- Non ha senso, Antonia. Lascia che io mi prenda cura di voi almeno per un po', senza secondi fini. Ho paura per te e per lui. Non capisci che in questo modo metti in pericolo anche il bambino?
- Lo so, ma devo andare.
- Dimmi perché vuoi andartene, se sai che sei in pericolo.
- Perché non posso continuare ad usarti come parafulmine come ho fatto finora. Devo assumermi le mie responsabilità. Sono in un vicolo cieco, Michele: non posso fingere e nemmeno dirti la verità.
- Quale verità?
- Come faccio a spiegartelo?
- Non ti agitare. Prova a dirmelo con calma, come se lo vedessi da lontano: è importante prendere le distanze dalle cose negative.
- Ecco il punto: tu sei troppo positivo per immaginare la negatività negli altri, e questo è un tuo grave limite, perché non vedi il male nemmeno dove c’è. Tu non puoi proteggermi dal male, semplicemente perché non lo riconosci.
- Non ci avevo mai pensato, sai?
- Lo so, ti conosco da tanto tempo.
- Sul serio Antonia, questo è uno shock per me. Hai fatto bene a dirmelo. Evidentemente non sono poi così intelligente, se non me ne sono accorto da solo.
- Non è una questione d'intelligenza: tu sei molto intelligente, ma non hai quel tipo di intuito. È tipico delle persone troppo oneste non supporre la disonestà negli altri. Tu comprendi perfettamente la negatività delle situazioni politiche ed economiche, riconosci a colpo sicuro la retorica dei trattati internazionali, sai che in realtà ci stanno trascinando nel baratro e sai come muoverti per evitare il peggio.
- Sì, questo sì.
- Però quando un tizio ti dà una pacca sulla spalla non riesci proprio ad immaginare che possa essere un bastardo.
- A chi alludi?
- A nessuno in particolare. C'è tanto male intorno a noi, Michele: tanto che nemmeno te lo immagini. Tu mi riparavi come un porto sicuro, mi nascondevo dietro di te: fino ad un certo punto mi hai protetta, poi sono stata travolta.
- Tu non mi hai mai chiesto protezione, Antonia: non mi hai mai detto niente di niente.
- Ci ho provato, ma non mi hai ascoltata: avevi sempre troppi problemi di lavoro. E poi io stessa non avrei saputo da che parte incominciare. Intorno a te ci sono un sacco di persone negative: quasi tutte le ragazze che frequentano la tua casa, molti dei tuoi amici, io stessa, tuo fratello...
- Ecco, parliamo di mio fratello: che tipo è?
- Una domanda ben strana, da parte tua.
- No, non è strana: tu lo conosci molto meglio di me, è evidente. E allora dimmelo, ho bisogno di saperlo: mio fratello è un bastardo?
- No. In Emmanuel c'è un'immensa potenzialità di bene e un'altrettanto immensa potenzialità di male. Non ha ancora deciso se essere angelo o demone.
- Spero che si sbrighi a decidere. E tu da cosa sei attratta? Dall'angelo o dal demone?
- Da entrambi. Per questo devo andarmene, non sono all'altezza.
- Che intendi dire con "non sono all'altezza"?
- Non farmi dire altro. Abbiamo tutti tremende zone d’ombra. È come scoperchiare una fogna e tuffarcisi a capofitto: tu nemmeno lo immagini, cosa si possa trovare lì dentro.
- Liquami, escrementi e ratti, suppongo, trattandosi di una fogna.
- Ma anche perle e diamanti. Quella fogna è la vita. Quando la provi ti rendi conto che tutto il resto è finto, una specie di mediocre recita parrocchiale.
- Capisco: dev'essere stato terribilmente noioso stare con uno mediocre e prevedibile come me.
- Non intendevo dire questo.
- Però l'hai detto.
- Mi dispiace, Michele.
- Non mi convinci, Antonia. Se le cose stessero come dici tu, Emmanuel sarebbe rimasto qui nonostante il nostro matrimonio, non sarebbe scappato in Toscana con la prima venuta.
- Credimi, ci sono cose di lui che non sai e nemmeno immagini.
- Giusto per sapere, il mio fratellino che ruolo ha in quella fogna? Chi altro c’è lì dentro a fargli compagnia? Scommetto che in quell’affascinante cloaca c'è qualche ratto di fogna che spaccia roba pesante.
- Michele, non mi va di sentirti parlare di questi argomenti: mi sembra che ti sporchino.
- Mi sporcano perché sono sporchi, Antonia.
- Ora mi sento meglio, posso andarmene: grazie di tutto.
- Eh no, troppo comodo: non te ne andrai di qui prima di avermi detto la verità.
- Che ti prende? Che tono sarebbe questo?
- Mi hai raccontato balle per anni: ora esigo di sapere cos'è successo in casa mia mentre io lavoravo giorno e notte per mandare avanti la baracca per tutti, te compresa. Chiaro?
- Scusami, hai ragione.
- Lo so che ho ragione. E ora parla.
- Cosa vuoi sapere esattamente?
- Voglio sapere se mio fratello è un tossico. Puoi rispondere solo sì o no.
- Michele, io...
- Sì o no.
- Sì, lo è stato.
- E tu lo sapevi, vero?
- Io pensavo...
- Non me ne frega un cazzo di cosa pensavi. Chi è stato?
- Michelle.
- Come immaginavo. È una donna estremamente pericolosa, è assurdo che porti il mio stesso nome. Cosa sai di lei?
- Quasi nulla: Emmanuel non parla mai di lei. Ha sofferto moltissimo, e non solo fisicamente.
- Era innamorato di lei?
- È difficile distinguere l'amore dalla dipendenza. Di sicuro lei non lo amava.
- Cosa voleva da lui?
- Forse solo divertirsi un po’: tuo fratello è un bellissimo giocattolo per una ragazza viziata come lei. Lo ha smontato pezzo per pezzo. O forse qualcosa di peggio: quella gente si diverte ad uccidere, hanno il culto delle vittime sacrificali. Fa parte della loro religione.
- Quale gente? Quale religione?
- Lo sai che Torino è piena di sette strane: lei è una specie di sacerdotessa di una di quelle, o qualcosa di simile.
- Pazzesco. Quella ragazza è figlia di amici di famiglia, gente stimata da tutti, compresi mio padre e mia madre.
- Quelli che i tuoi stimano e riveriscono sono quasi tutti gente orribile.
- Perché non me l'hai hai mai detto?
- Per non farti preoccupare inutilmente.
- Inutilmente?
- Ho cercato di tirarlo fuori da sola, Michele, e c’ero riuscita. Aveva smesso completamente, stava bene.
- Posso sapere come l'hai tirato fuori?
- Nell'unico modo possibile.
- Quale modo, Antonia?
- Sostituendo una dipendenza con un'altra.
- Scopate terapeutiche?
- Michele, ma come ti esprimi? Fai sembrare tutto disgustoso.
- Io lo faccio sembrare?
- Non puoi nemmeno immaginare che periodo sia stato quello. Da quel che ho capito c'era di mezzo anche un uomo: Emmanuel era completamente fuori di testa.
- Cosa? Un uomo?
- Non allarmarti: Emmanuel non è un pervertito, stava semplicemente molto male. Ha smesso quasi subito di frequentarli quando stava con me. Voleva essermi fedele.
- Quasi subito? Fedele?
- Lo so, detto così sembra assurdo, ma a viverlo era diverso.
- Ma come sei potuta cadere così in basso, Antonia? Questo non ha niente a che fare con l'amore!
- Non è come pensi. Ti prego di credermi, anche se tutte le apparenze sono a mio sfavore.
- A parte il disgusto, hai rischiato di prenderti delle gravi malattie e di trasmetterle anche a me: non ci hai pensato?
- Le mie analisi sono a posto, non hai nulla da temere. È stato un periodo tremendo, ho quasi dato la vita per lui. Per fortuna è finita: ora ci penserà Arianna.
- In che senso hai quasi dato la vita per lui? Che cazzo è successo alle mie spalle, Antonia?
- Basta Michele, non voglio più parlarne.
- Ma vaffanculo, Antonia, questo è troppo. Vattene, sento che potrei non rispondere più delle mie azioni.
- Vedi? È come ti avevo detto: neanche il migliore degli uomini è al riparo dalla violenza. Fammi passare.
- Aspetta, torna qui.
- Non provare a toccarmi. Stammi lontano, devo proteggere il bambino: ti avverto, potrei uccidere per lui.
- Sta' tranquilla, non ho nessuna intenzione di toccarti. All’improvviso mi rendo conto che non riesco più a sopportare la tua presenza: convivi con la negatività da troppo tempo. Mi disgusti. Non c’è modo di uscire da questa storia se non cancellando il tuo personaggio.
- Credevo di averti spiegato che anche tu convivi con la negatività, solo che non la riconosci come tale. Evidentemente non hai capito, ma ormai non è più importante, visto che ti disgusto.
- Vedi, c’è una differenza fondamentale tra me e te: io la negatività la respingo con la positività, tu invece la lasci entrare dentro di te.
- È vero, la tua positività è come uno scudo e per ora ti protegge: ma, come vedi, non abbastanza. Fa’ attenzione, Michele: sei circondato da nemici che classifichi come amici, perciò sei in pericolo. Mi ricordi Giuliano.
- Giuliano chi?
- L’imperatore, quello che i cristiani chiamano Apostata. Andò a combattere senza indossare la corazza e morì a trentadue anni, colpito in pieno petto da un giavellotto amico.
- Uno di questi nemici travestiti da amici sei tu, Antonia.
- Hai ragione: avrei dovuto essere la tua corazza e invece ti ho pugnalato nella schiena. Passami la giacca, per favore.
IV. Dannato Kellermann
- Aspetta.
- Che c'è ancora?